Intervista al cardinale Müller prefetto della congregazione della Fede

Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede

Intervista al cardinale Müller. I passaggi chiavi dell’intervista

Presentiamo qui alcuni strati dalla intervista fatta al cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede, raccolta dal direttore del Timone Riccardo Cascioli e da Lorenzo Bertocchi:

Fonte: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

 

  • D – Si può dare una contraddizione tra dottrina e coscienza personale?
  • R – No, è impossibile. Ad esempio, non si può dire che ci sono circostanze
    per cui un adulterio non costituisce un peccato mortale. Per la dottrina cattolica è impossibile la coesistenza tra il peccato mortale e la grazia giustificante. Per superare questa assurda contraddizione, Cristo ha istituito per i fedeli il Sacramento della penitenza e riconciliazione con Dio e con la Chiesa.
  • D – È una questione di cui si discute molto a proposito del dibattito intorno all’esortazione post-sinodale “Amoris laetitia”.
  • R – La “Amoris laetitia” va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. […] Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando “Amoris laetitia” secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica. Il magistero del papa è interpretato solo da lui stesso o tramite la Congregazione per la dottrina della fede. Il papa interpreta i vescovi, non sono i vescovi a interpretare il papa, questo costituirebbe un rovesciamento della struttura della Chiesa cattolica. A tutti questi che parlano troppo, raccomando di studiare prima la dottrina [dei concili] sul papato e sull’episcopato. Il vescovo, quale maestro della Parola, deve lui per primo essere ben formato per non cadere nel rischio che un cieco conduca per mano altri ciechi. […]
  • D – L’esortazione di san Giovanni Paolo II, “Familiaris consortio”, prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?
  • R – Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica “Veritatis splendor” con la chiara dottrina dell’ ”intrinsece malum”.  […]  Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo.
  • D – Come si può risolvere il caos che si genera a causa delle diverse interpretazioni che vengono date di questo passaggio di Amoris laetitia?
  • R – Raccomando a tutti di riflettere, studiando prima la dottrina della Chiesa, a partire dalla Parola di Dio nella Sacra Scrittura che sul matrimonio è molto chiara. Consiglierei anche di non entrare in alcuna casuistica che può facilmente generare malintesi, soprattutto quello per cui se muore l’amore, allora è morto il vincolo del matrimonio. Questi sono sofismi: la Parola di Dio è molto chiara e la Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza. Non ci si può riferire soltanto a piccoli passaggi presenti in “Amoris laetitia”, ma occorre leggere tutto nell’insieme, con lo scopo di rendere più attrattivo per le persone il Vangelo del matrimonio e della famiglia. Non è “Amoris laetitia” che ha provocato una confusa interpretazione, ma alcuni confusi interpreti di essa. Tutti dobbiamo comprendere ed accettare la dottrina di Cristo e della sua Chiesa e allo stesso tempo essere pronti ad aiutare gli altri a comprenderla e a metterla in pratica anche in situazioni difficili.

Para maggiore chiarezza sull’argomento, consultare la lettera della Sacra Congregazione per la dottrina della Fede dell’anno 1994:

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_14091994_rec-holy-comm-by-divorced_it.html

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2 commenti

  1. Ugo Biheller

    Ho letto con molta attenzione l’intervista al Cardinale Múller. Devo dire che c’è una chiusura molto netta e precisa del magisterio. Mi pare que sulle coppie divorziate e risposate ci sia un’evoluzione rispetto al Sinodo. Questa posizione allontana di fatto molte coppie dalla Chiesa. Ho sentito dire anche che chi si sposa con una divorziata/o é un peccatore. Ma scagliare la pietra contro la adultera é radicalmente opposta da molti sacerdoti, vescovi e Cardinali, l’insegnamento di Gesú. Mi dispiace, ma credo che siamo tutti peccatori, e come tali dovremmo essere piú prudenti dei peccati del prossimo.

    • P. Carlos Pereira, IVE

      Ugo,
      Nessuno parla di imprudenza riguardo il peccato del prossimo. Si riceve qualsiasi classe di peccatori (a cominciare da noi stessi), se li ascolta e se li esorta a pregare ed a fidarsi di Dio. Ma per ricevere il perdono ci vuole essere pentiti. Ed il pentimento si mostra con il proposito di emendamento. Nel caso di una situazione irregolare di coppia, il proposito si manifesta: o ben per la separazione, o ben per il convivere sotto lo stesso tetto ma come fratello e sorella, secondo quanto dice l’enciclica Familiaris Consortio, il catechismo della Chiesa Cattolica che pure vengono citate nell’esortazione post sinodale Amoris Laetitia di Papa Francesco. Altrimenti non ci sono segni esterni che manifestino il pentimento reale, e per questo motivo non si possono accedere ai sacramenti dei vivi, come l’Eucaristia.
      Gesù ha detto all’adultera – nel caso da Lei citato -: Va, e di ora in poi, non peccare più! (Gv 8,11).
      Nessuno butta pietre a nessuno, ma si chiede alle persone: Non peccare più! per poter ricevere l’assoluzione. E lo stesso vale per ciascuno di noi, con i nostri peccati. Tutto qua quello che Gesù ha insegnato e che la Chiesa non ha l’autorità da cambiare.
      Dio la benedica!

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