La Santa Sindone di Torino

La Santa Sindone di Torino

La Santa Sindone di Torino

Con motivo della prossima ostensione della Santa Sindone nel duomo di Torino, a partire del prossimo 22 Aprile, vogliamo presentare questo lavoro offerto dal R. Padre Marcelo Cano, IVE, sulla coincidenza dei tratti trovati nella santa reliquia con i dati della Passione di Gesù tal come viene riferita dai vangeli canonici.

Aggiungiamo una mostra di power point, con delle fotografie numerate. Fare click : qui

La spiegazione delle fotografie può vedersi in seguito, con l’indicazione dei rispettivi numeri.

Grazie e buona lettura.

1. Introduzione

La Sacra Sindone di Torino è il lenzuolo che coprì il Corpo di Gesù nel Sepolcro. La Sindone di Torino, è una meravigliosa meditazione della Passione, infatti, ci dà un’immagine reale di ciò che accadde, ci dice come fu la Passione di Gesù.

Noi, aiutati dalla Sindone, ci soffermeremo in un solo aspetto della Passione di Gesù: i dolori fisici di Cristo, perché si possono considerare altri aspetti della Passione, perché la Passione di Gesù è inesauribile.

Tutte le ricerche fatte sulla Sacra Sindone, per esempio: storiche, archeologiche, mediche, numismatiche, pollinologiche, biochimiche, fotografiche, artistiche; tutte, confermano la sua AUTENTICITA’.

È importante ricordare che dette ricerche sono state fatte da persone, non tutte cattoliche, ci sono stati protestanti come gli scienziati della NASA Jackson e Jumper, il pollinologo più importante del mondo Max Frei anche lui protestante, scienziati ebrei e anche agnostici e atei. Tutti quanti parlano dell’autenticità della Sacra Sindone.

L’unica nota discordante la diedero le analisi del C-14, che sin dal primo momento si ritennero sbagliate.

2. Servo di Dio Giovanni Paolo II

Sentiamo cosa ha detto il Servo di Dio Giovanni Paolo II sulla Sindone a Torino, il 13/04/1980: “la Sacra Sindone, singolarissimo testimone – se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati – della Pasqua: della passione, della morte e della risurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente!”; in un’altra occasione, il 13 agosto del 2000, diceva: “Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo … l’immagine ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla(Questo faremo oggi!).

3. Papa Benedetto XVI

Anche Papa Benedetto XVI, Domenica 2 maggio 2010 a Torino, diceva: “Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro”.

La Sindone ci parla, dobbiamo stare attenti ad ascoltare questo linguaggio!!!

4. Viaggio della Sacra Sindone

La Sacra Sindone dopo un lungo percorso, da Gerusalemme, passando per Edessa, Costantinopoli, Besançon, Lirey e Chambery, arrivò alla città di Torino nell’anno 1578 dove ancora si conserva.

5. Cattedrale di Torino

Qui si conserva attualmente la Sacra Sindone.

6. Miniatura attribuita a Clovio

I dettagli di questo dipinto mostrano come fu utilizzata la Sindone per avvolgere il Corpo di Gesù. Per questo nella Sacra Sindone emerge la figura frontale e dorsale giustapposte per la testa.

7. La Sacra Sindone tal quale si può vedere.

La Sacra Sindone è un lenzuolo di lino di 4,37 m. di lunghezza e 1,11 di larghezza. Quando Gesù risuscitò, dal suo corpo emanò luce e calore, tanto che bruciò la Sacra Sindone lasciando perfettamente la sua immagine.

La Sacra Sindone ci dice cose di cui non eravamo a conoscenza, per questo è chiamata “quinto Vangelo”.  Per esempio, i Vangeli non ci dicono se Gesù era grasso o magro, alto o basso, perché non era abitudine descrivere i personaggi. Senza dubbio l’immagine di Gesù nella Sacra Sindone, ci mostra le perfette proporzioni del suo Corpo. Secondo il Dottore Judica-Cordiglia: è chiaro che si tratta di un individuo di particolare bellezza e prestanza fisica non comune. Perfetto nella massa corporea, si tratta di un uomo di circa 1,80 di altezza; è un corpo di un uomo perfetto.

8. La sacra Sindone in positivo e in negativo.

Risaltano le linee longitudinali della tela bruciata nell’incendio di Chambery nel 1532, e i triangoli dei rattoppi per coprire i buchi fatti dalle gocce di argento fuso dell’urna, che attraversarono il lenzuolo piegato, giacché la temperatura arrivò ai 960°.

9. Foto tridimensionale

La Sacra Sindone è un negativo fotografico, per questo non è un’opera umana, e questo viene anche confermato dagli scienziati della NASA gli statunitensi Jackson e Jumper che con un computer chiamato V-P8 (usato per misurare la geografia di marte), ottennero una scultura o immagine tridimensionale perfetta.

10. Il volto di Gesù in positivo e in negativo

La Sacra Sindone è la reliquia più studiata scientificamente che ha la Chiesa e la più emozionante. La scoperta dell’immagine è successa quando nel 1898 il fotografo Secondo Pia, riuscì ad avere il permesso per fotografare la Sindone … al luccichio rosso del suo laboratorio fotografico cominciò a rendersi conto della tremenda realtà che aveva fissato nel negativo fotografico. Quello che vedevano gli “occhi nudi”, era molto diverso da quello che il negativo fotografico faceva vedere. Pia aveva nelle sue mani l’autentica fotografia di Gesù autografata con il suo Sangue.

11. Impronta frontale

Nella Sacra Sindone i supplizi sofferti da Gesù hanno lasciato impronte così chiare che si può leggere sul tessuto come se fosse un libro tutta la narrazione della Passione.

Gesù ci lascia questa fotografia, affinché in qualche modo possiamo meditare le sue sofferenze e comprendere il suo immenso amore per noi.

Cercheremo di conoscere un po’ di più le sofferenze di Gesù per amarlo di più, perché “nessuno ama ciò che non conosce”. E come dice il detto: “occhio che non vede cuore che non duole”. Addentriamoci adesso nella stessa Passione di Gesù sotto la guida della Sindone.

12. Il sudore di Sangue

Il primo tormento o espressione di dolore intenso della Passione segnalato dagli evangelisti è l’agonia e sudore di sangue nell’orto del Getsemani. Dice l’Evangelista Luca (22, 44): “In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra”. Gesù sudò sangue; questo è un fenomeno molto raro che si verifica in condizioni eccezionali, però perfettamente documentato, conosciuto come “HEMATIDROSIS”.

13. Elaborazione del volto in pseudo colori e foto in negativo.

Cos’è l’Hematidrosis? Scrive il Dr. Le Bec: “esaurimento fisico accompagnato da uno sconvolgimento morale, conseguenza di un’emozione profonda e di una paura atroce. Si deve notare che questa emorragia microscopica ha luogo in tutta la pelle, la quale rimane tutta lesionata, indolenzita e molto sensibile ai colpi. Questo è importante tenerlo in considerazione, visto che la passione è appena iniziata e a Gesù gli rimane ancora molto da soffrire (corona di spine, flagelli, caricare la croce, ecc.).

Anche la Sacra Sindone ci parla di HEMATIDROSIS. L’ingegnere Professor Tamburelli, con il suo computer, ha scoperto nella Sindone del sangue sul volto di Cristo, e questo sangue distribuito in modo uniforme.

In questa immagine si possono osservare in turchino le tracce di sangue.

14. Volto di Cristo

Passiamo a considerare il colpo nel volto. Dice il vangelo (Gv 18, 22): “Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: ‘così rispondi al sommo sacerdote?”. Colpaccio erroneamente tradotto come schiaffo, in realtà si tratta di una “bastonata” che ruppe la cartilagine del naso e deformò la mascella destra di Cristo.

15. Ricostruzione pittorica del volto.

Sebbene i vangeli traducono questo colpo come schiaffo, il più preciso e corretto è ciò che afferma San Giovanni Apostolo (testimone oculare diretto dell’episodio) usando la parola greca rapisma, che significa bastonata. Rapis significa bastone e rapitzo significa bastonare.

Secondo gli studi del Dr. Judica-Cordiglia questa rottura della cartilagine del naso e la successiva deviazione sono dovute ad un colpo con un palo il cui diametro va dai 4 a 5 cm. Questo colpaccio, causò una grande fuoriuscita di sangue. Di fatto la barba e i baffi di Gesù sono impregnati di Sangue.

16. Volto di Gesù e schema dei colpi

I maltrattamenti che subì Gesù nel suo Volto santissimo.

Gli evangelisti menzionano che dopo le parole: “E’ reo di morte”, gli stessi del sinedrio si avventarono contro Cristo (Mt. 26, 67-68; Lc. 22,63-64): “gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono, lo bastonarono, lo bendarono e colpendolo gli domandavano: Indovina Cristo chi è che ti ha percosso?”. Lo stesso fecero i soldati dopo averlo flagellato e coronato di spine (Gv 18, 3; Mt 27,29-30; Mc 15,19): “gli davano schiaffi, lo schernivano, gli coprivano il volto e lo percuotevano con la canna nella testa coronata di spine”.

17. Schema dei colpi del volto

Nel volto dell’Uomo della Sacra Sindone possiamo osservare:

Contusioni ed ematomi

Bastonata e rottura del naso che appare deviato a sinistra. Emorragia nasale provocata dalla bastonata. Due rivoli di sangue che escono dal naso, risalgono i baffi e vanno sopra le labbra chiuse fino a perdersi nella barba.

Escoriazioni (posti dove manca la pelle a causa dei colpi): un po’ ovunque nel volto dovute anche alle cadute (che dopo osserveremo in dettaglio).

Barba malandata e strappata: questo tormento non lo menzionano gli evangelisti, però lo vide il profeta Isaia (Is. 50,6): “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; e non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.

Sputi: un enorme sputo, lungo il punto d’unione dello zigomo con la mascella destra. Certamente non è di sangue per il suo colore, né si tratta di lacrime per la posizione che occupa.

 

Abbiamo così davanti a noi un volto fortemente maltrattato con bastonate, colpi, pugni, schiaffi, sputi e strappi della barba.

18. La Flagellazione

Gesù fu flagellato. Richiama all’attenzione la brevità dei Vangeli in riferimento alla flagellazione (Gv 19, 1): “allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare”.

Più esplicita è la Sacra Sindone. Questa era una pratica della legge romana inflitta ai condannati a morte. Il Dr. Milklik cita il numero di scrittori romani che descrivono le inaudite crudeltà del supplizio della flagellazione. A volte lasciava scoperti gli organi interni e alcuni morivano nel luogo del supplizio mentre altri rimanevano invalidi per tutta la vita. Flavio Giuseppe, Filone e Cicerone parlano di casi di morte seguenti alla flagellazione.

L’uomo della Sindone fu flagellato, stando legato immobile, con metodo e precisione, da gente che dominava perfettamente la tecnica di questo tormento.

19. Cristo fu flagellato nudo

Gesù durante la flagellazione era completamente nudo, infatti la Sacra Sindone ci mostra come le ferite della flagellazione nei glutei e dell’anca abbiano la stessa profondità di quelle del resto del corpo. Se Gesù fosse stato vestito quelle ferite sarebbero state più superficiali che nel resto del corpo.

20. Immagine frontale e dorsale di Gesù

Gesù fu flagellato in tutto il corpo: i colpi ricoprirono tutto il suo corpo, spalle, glutei, gambe, petto, ventre … senza quasi lasciare spazio tra colpo e colpo, però senza mai ricadere sullo stesso punto.

21. Segni della Flagellazione

Stupisce il sadismo, la ferocia spaventosa dei carnefici che colpivano con maggiore intensità la parte anteriore superiore interna delle cosce, insieme all’inguine.

22. Il flagello e i segni lasciati da questo strumento

Il flagello era lacerante e apriva la pelle del reo provocando, a ciascun colpo, la fuoriuscita di sangue. Quello utilizzato per la flagellazione di Gesù, fu il più crudele utilizzato dai romani. Questo flagello era chiamato “piombata” o “scorpione” per il danno che procurava. I flagelli utilizzati nella flagellazione, la cui lunghezza variava dai 35 a 45 cm, solevano essere di cuoio, e avevano all’estremità ossicini o due palline di piombo unite da una sbarretta di circa 3cm (come piccoli pesi di ginnastica), che allo scagliarsi sul corpo si conficcavano nella carne e distruggevano la carne.

23. I Carnefici

I carnefici flagellatori, dovevano essere due, situati dietro della vittima uno per ciascun lato, a circa un metro di distanza. La durata della flagellazione può essere stata di circa 45 minuti. Secondo alcuni, Gesù fu legato ad una colonna bassa, meno di un metro, per garantire una posizione curva  e così presentare meglio le sue spalle ai colpi.

24. Ricostruzione del dorso flagellato di Gesù

Veramente Gesù dovette restare bagnato nel sangue e fatto una piaga dalla testa ai piedi. Secondo il Patologo statunitense Dr. Bucklim il numero dei colpi è di 120. Non fu flagellato secondo la legge ebraica che prevedeva un limite di 39 colpi. Il Dr. Baima Bollome è arrivato a contare in tutto più di 600 ferite. In più non dobbiamo dimenticare, che ci sono parti del corpo che non appaino nella Sacra Sindone e altre parti sono coperte.

25. Sangue sulla fronte dovuto alla corona di Spine

C’è un dato storico molto sorprendente: l’Uomo della Sindone fu “Coronato di spine”. Si conosce (tramite i Vangeli) un solo uomo che in tutta la storia dell’umanità è stato incoronato di spine, cioè “Gesù”. “Mai nella storia si era detto, saputo o scritto, che a qualcuno fosse stata posta sulla testa una corona di spine”. Questa coronazione di spine contribuisce in modo decisivo all’identificazione di Gesù nell’immagine della Sindone. I romani – si sa per documenti storici – hanno flagellato e crocifisso una grande quantità di condannati, però, non si conosce nessun esempio, ad eccezione di Gesù, che qualcuno fosse stato flagellato, crocifisso e soprattutto coronato di spine.

26. Volto insanguinato di Gesù (Foto impressionante)

Aspetto che avrebbe il volto di Gesù.

Questa fotografia è opera del Prof. Tamburelli, che ha inserito nel computer i dati di una goccia di sangue, questo computer ha potuto evidenziare tutto il sangue presente sul volto di Gesù nella Sindone. Questo volto insanguinato di Gesù ci da un’idea di ciò che dovette essere la corona di spine.

27. La corona di spine a forma di casco

La corona di spine era intrecciata (per lo studio del polline) con rami di “poterium spinosum”, un rovo di dure e acute spine che si usava come legna per accendere il fuoco o illuminarsi. La corona non aveva forma di anello, come usano rappresentare gli artisti, ma probabilmente forma di un casco, come una corona orientale, tipo mitra dei vescovi, coprendo tutta la testa, circondandola dalla nuca alla fronte come se fosse un cappello.

In più le spine furono piantate dai colpi di canna (tra gli scherni e i tormenti) e anche dalle cadute del Signore nella sua salita al Calvario.

28. Immagini delle ferite della corona di spine

Il numero di ferite non è facile da stabilire perché il sudario che copriva il volto e i folti e lunghi capelli che coprivano la nuca, hanno impedito di vedere il numero esatto dei segni.

Su tutta la fronte si possono osservare almeno 13 perforazioni. E nella regione occipitale se ne possono contare almeno 20. Così si contano 33 ferite di perforazioni di spine. Tenendo conto dei posti dove non ci sono macchie (sudario e capelli) il Dr. Rodante deduce che almeno 50 spine torturarono la testa di Gesù.

Le ferite coincidono con vasi sanguigni importanti.

29. Rappresentazione di Monsignor Ricci

Per comprendere qualcosa dei tormenti (crudeltà e dolore) di questa tortura, afferma il Dr. La Cava basta considerare che la fronte, le tempia e in generale tutto il cuoio capelluto, hanno una straordinaria sensibilità derivante dal trigemino e in parte dai nervi cervicali, le cui lesioni sono le più dolorose del corpo umano (come possiamo sperimentare quando abbiamo mal di denti, qui viene ferito il nervo trigemino).

Dobbiamo considerare in più che le tempia e la fronte sono i posti cutanei dove la sensibilità dolorosa è molto delicata. A questo bisogna sommare la quantità di sensazioni dolorose di circa 50 spine acutissime che feriscono molte terminazioni nervose, non solo della pelle, ma anche delle stesse ossa del cranio (alcune ferite erano molto profonde). Solo tenendo in considerazione questi elementi, insieme con la sinuosità e abbondanza dei rivoli di sangue, dovremmo avere un’idea, anche se approssimata, del dolore della tragica coronazione di spine.

30. Rappresentazione pittorica del “Ecce Homo”

Pilato realmente dovette rimanere molto impressionato, e forse pensò che la gente si sarebbe commossa di vedere Gesù in quello stato e presentarlo come: “Ecce Homo” (Ecco l’Uomo). Però non fu così come racconta l’Evangelista Giovanni (19, 5-6): “Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello porpora. E Pilato disse loro: ‘Ecco l’uomo!’ Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: ‘crocifiggilo, crocifiggilo!’”.

31. Gesù prende la Croce

Pronunciata la condanna di Pilato: “Ibis ad crucem”, “andrai alla croce”, lo condussero alla crocifissione. È significativo che i Vangeli non dicano che gli fu tolta la corona di spine. Sembra pertanto che Gesù l’abbia portata fino alla morte sulla croce. Dunque Gesù prende con se il patibulum (palo orizzontale) il cui peso equivale a circa 50 Kg. Lo stipes (palo verticale della croce) invece stava piantato nel luogo del supplizio. Per questo, Gesù, nella Via Crucis, cioè nel cammino verso la croce, portò legato sopra le sue spalle soltanto il patibolo.

32. Immagine del dorso particolarmente danneggiato

Per la Sindone sappiamo che il patibolo fu legato alla spalla, infatti, questa si vede molto maltrattata.

33. Via Crucis.

Il modo di portare la croce era il seguente: al condannato veniva legato nelle spalle il patibolo (palo orizzontale) che in più era unito tramite una corda alla caviglia sinistra. Nella Sindone appaiono nella caviglia sinistra di Gesù anelli insanguinati, lasciati dallo sfregarsi di questa corda. Questo rendeva il camminare molto faticoso e l’equilibrio instabile. E dava ai soldati la tranquillità che i condannati non potevano scappare.

34. Pianta della città di Gerusalemme

La distanza che dovette percorrere Gesù si calcola fu di circa 600 m., dalla fortezza Atonia (Palazzo dove abitava Pilato) fino al Calvario o Golgota dove fu Crocifisso.

35. La Sindone parla delle cadute di Gesù

Delle cadute di Gesù i Vangeli non dicono nulla, però la Sacra Sindone le costata perfettamente. Nella Sindone si può vedere chiaramente come Gesù presenta le due ginocchia aperte, con escoriazioni (posti dove manca la pelle), per le violente cadute su terreno pietroso, specialmente la sinistra, che è più sporca di terra mischiata con sangue.

36. Le cadute di Gesù causarono molte escoriazioni

Anche il naso presenta escoriazioni sporche di terra e questo è segno che la faccia di Gesù colpì violentemente la terra. Varie delle ferite del volto (zigomi fortemente escoriati) e della fronte, non possono essere procurate da schiaffi o bastonate perché richiedono colpi più forti come lo furono le cadute di Gesù.

37. Conseguenza delle cadute

Queste cadute causano orrore. Visto che Gesù non poteva frenare la caduta, avendo le mani legate al patibolo, la testa colpiva fortemente la terra pietrosa e in più il patibolo si spostava fino alla testa colpendo fortemente la nuca coperta di spine. Perciò la nuca appare nella Sindone orribilmente maltrattata.

38. La tunica di Gesù fu tolta con violenza

Giunto al Calvario, gli davano da bere vino mescolato con fiele, o vino mirrato. Un narcotico per i condannati a morte (bevanda che mitiga o sopprime il dolore producendo un’addormentarsi generale o locale) Vangelo di Matteo (27, 33-34): “Giunti a un luogo detto Golgolta, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele, ma egli assaggiatolo non ne volle bere”. Gesù NON lo volle bere. Il coraggio con il quale Gesù va a sopportare la passione non doveva essere effetto di un narcotico, ma frutto di fortezza e amore agli uomini.

Dopo lo spogliarono violentemente dai suoi vestiti.

39. Immagine delle ferite delle spalle

La tunica stava attaccata alle piaghe per mezzo del sangue. Il dolore pertanto fu atroce. Strappare una benda attaccata ad una grande ferita colpita e secca richiede a volte l’anestesia totale. Ascoltiamo la descrizione che fa il Dr. Barbet: Ogni filo di lana si è attaccato alla superficie nuda, e quando viene strappato  strappa con se una delle innumerevoli terminazioni nervose poste allo scoperto con la piaga … Qui non si tratta di una lesione locale, ma di quasi la totalità della superficie del corpo, specialmente del dorso tanto maltrattato … I carnefici avevano fretta … tal volta fosse meglio così … con tutto. Come spiegare questo dolore tanto acuto ed atroce, senza sincope (o svenimento)?”

40. Gesù è inchiodato sulla croce

Dopo i carnefici dispongono Gesù sopra il patibolo, prendono le misure, traforano il legno per facilitare l’ingresso dei chiodi, stendono le sue braccia con i palmi delle mani verso l’alto. Un altro prende un chiodo di ferro, acuto, largo, grosso e quadrato e lo colloca sopra il polso ubicando il così chiamato “spazio di Destòt”. Una sola martellata basta perché il chiodo penetri nel legno, due o tre colpi più e già rimane solidamente fissato al patibolo.

41. Schema della mano perforata

Osserviamo nella proiezione il percorso del chiodo, la sua localizzazione tra gli ossicini del carpo, nel chiamato “spazio di Destòt”. Gli esperimenti fatti hanno dimostrato la facilità di introdurre un chiodo nel posto indicato. Il punto di sospensione è, in più, molto solido, visto che in detto luogo hanno origine i tendini e i muscoli della mano. È completamente rifiutato che il chiodo sia stato introdotto nel palmo della mano. Si sarebbe lacerato, visto che il tessuto del palmo non avrebbe potuto sostenere il peso del corpo.

42. Ferita del chiodo della mano

Il pollice con un movimento violento si è piegato verso il palmo della mano perché è stato ferito nel suo “Nervo Mediano”. Un dolore indicibile, folgorante – dice il  Dr. Barbet – si è impadronito dei suoi diti, è saltato come una freccia di fuoco fino alla sua spalla ed è esplosa nel suo cervello. Si tratta del dolore più insopportabile che un uomo possa sperimentare: la lesione di un tronco nervoso, in questo caso il nervo mediano. Quasi sempre va accompagnato da una sincope, ciò che è in fondo una fortuna. Per le persone che soffrono la lesione di un tronco nervoso, la cosa migliore è svenire. Però Gesù non volle per niente perdere la conoscenza.

43. Rivoli di sangue nei polsi

Si osservi che le ferite sono nei polsi e non nei palmi delle mani, come comunemente si crede. La ferita del tronco nervoso rimane in contatto con il chiodo, non appena il Corpo di Gesù verrà sospeso alla croce, rimarrà il nervo fortemente teso al chiodo. Come una corda di violino che rimane tesa sopra il suo ponte. E vibrerà a ciascun movimento, ridestando l’orribile dolore.

44. Chiodo Romano

Secondo gli studiosi lo spessore del chiodo romano dovrebbe essere stato di circa 7mm e lungo circa 15cm. L’orifizio del chiodo non è rotondo ma quadrato e ha, secondo i tecnici, lo stesso perimetro dei chiodi che si conservano a Roma, nella basilica della “Santa Croce” e che da sempre sono stati ritenuti i chiodi della passione di Gesù.

45. Movimento di Cristo sulla Croce

Gesù si sollevava sopra il chiodo dei piedi per prendere aria, perché soffocava, però al non poter sopportare il dolore del chiodo dei piedi, tornava ad accasciarsi. In questo modo la mano girava intorno al chiodo del carpo, distruggendo il nervo mediano e producendo un dolore di parossismo (il massimo di dolore) come direbbe il Dr. Barbet: “la natura si inibisce (si blocca) sopravviene una sincope e si muore di dolore”. La mano destra quindi appare più maltrattata, perché con il braccio destro Gesù fece più sforzo per non asfissiarsi.

In più l’accasciarsi e il sollevarsi, facevano si che la sua spalla, piagata per la flagellazione, si sfregasse contro l’aspro e rugoso legno verticale.

46. Scheletro del piede

Prima di essere inchiodati i piedi, Gesù rimase appeso per polsi e con i piedi all’aria. Questo provocò a Cristo un dolore orribile, giacché tutto il peso del suo corpo gravava su un nervo sensibile, ferito e teso. Dopo inchiodarono i piedi allo Stipes (palo verticale), attraversandoli nel “secondo spazio del metatarso”, vicino della “linea di Linsfranc”, con soli due o tre colpi. La croce indica il punto della perforazione.

47. Un solo chiodo per i due piedi

Con gli esperimenti fatti, si è costatato che non è difficile mettere i piedi uno sopra l’altro, e inchiodarli con un solo chiodo. La posizione del chiodo permette che i piedi appoggino in esso fermamente.

In questa immagine, che è una riproduzione, si possono osservare diverse ferite:

Vicino alla caviglia: segno della corda che veniva legata insieme al patibolo

Escoriazioni del ginocchio (posti dove manca la pelle)

Segni della flagellazione (in tutto il corpo)

E come con un solo chiodo se fissarono i due piedi alla croce.

48. Agonia di cristo sulla Croce

Lì cominciò un’orribile agonia. Furono “TRE ORE”. Dover sostenere il corpo con le mani inchiodate era la tortura più atroce della crocifissione. E a tutti questi tormenti si somma “il soffocamento”. Gesù doveva sentire la sensazione di un soffocamento progressivo, una mancanza di respirazione delle più insopportabili. L’ossigenazione si realizza male nei polmoni perché funzionano insufficientemente, così si produce un sopraccarico di acido carbonico che provoca un eccitamento delle fibre muscolari e di conseguenza, si produce una sorta di tetano in tutto il corpo (crampi e tensione dei muscoli …). Il Dr. Hynek afferma a riguardo: “è la morte più orribile e spaventosa che si possa sperimentare”.

49. La ferita del costato

Come narra l’evangelista San Giovanni (Gv 19,34): “Uno dei soldati gli colpì il costato con una lancia e subito ne uscì sangue ed acqua”. La dimensione della ferita del costato ha forma ellittica e misura 4,4 per 1,4 cm e coincide con le dimensioni della punta della lancia romana che usavano i legionari. Una lancia di queste dimensioni è stata trovata nei nostri giorni tra le rovine di Gerusalemme e appartenne all’esercito di Tito, che assediò Gerusalemme nell’anno 70 della nostra era.

50. Schema del percorso della lancia

Il presente schema mostra la posizione del cuore, non completamente spostato verso sinistra, come alcuni credono, ma quasi al centro del petto. La ferita è situata tra la quinta e la sesta costola. La lancia attraversò il quinto spazio intercostale, entrò per il polmone destro, e attraverso un percorso di circa 10 cm raggiunse il ventricolo destro, il quale suole contenere sangue liquido nei cadaveri recenti.

51. Sgorgò sangue ed acqua

Dice il Dr. Marino Molina, che, in agonie particolarmente dolorose, l’acqua del pericardio è abbondante. Il Dr. Judica-Cordiglia, ha dimostrato che tutte le ferite manifestate nel lenzuolo furono prodotte quando Gesù era vivo, ad eccezione di quella del costato destro prodotta dopo la morte. Questo si nota per il modo di coagulare il sangue.

52. Il volto di Gesù

Questo volto, nonostante sia sfigurato dai segni di tanta sofferenza e tremenda agonia, ha uno speciale incanto e fascino. I nostri occhi non si stancano di contemplarlo. Qualcosa veramente impressionante.

53. Il volto di Gesù ricostruito da Bruner.

Così doveva essere il volto di Gesù: con questa incomparabile grandezza e questa emozionante bellezza. È il Cristo trionfante sulla morte. Il Gesù dell’amore, della misericordia, della vita eterna: è il Dio fatto uomo. Guardiamo questi occhi, che, anche se chiusi, ci guardano e ci penetrano. Guardiamo questa bocca, chiusa per la morte: ci dice ciò che nessuno è capace di dirci. Guardiamo Gesù.

54. Ricostruzione di Aggemian

Questa foto-robot, basata sulla Sindone ci fa pensare: “questo ha dovuto essere lo stesso volto di Gesù visto Maria Santissima”. E questo sarà il volto con cui ci incontreremo dopo la morte, se in questa vita l’abbiamo amato con fervore, servito con fedeltà e meritato la sua misericordia. Guardiamo Gesù e facciamoci queste domande:

Che ho fatto per Gesù?

Che faccio per Gesù?

E specialmente: cosa farò per Gesù?

Devo essere generoso e non devo avere paura di sacrificarmi per Gesù, come ci dice Giovanni Paolo II: “Sin da quando la croce di Gesù è segno d’amore e di salvezza non ci dovremmo sorprendere che ogni vero amore richieda sacrificio. Per tanto non abbiate paura quando l’amore sia esigente. Non abbiate timore quando l’amore richiede sacrificio. Non abbiate paura della croce di Gesù”. (30/11/1986)

55. La Vergine Addolorata

Non possiamo non ricordare la Madonna Santissima, che soffrì in modo speciale la Passione insieme a suo Figlio. A Lei chiediamo di portare sempre nei nostri cuori la Passione di Gesù. Passione che si rinnova in ogni Santa Messa.

56. Autoritratto

Abbundante ed attuale informazioni sulla Sindone possono vedersi nella seguente pagina ufficiale: http://www.shroud.it/index.htm

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