Il discepolo che Gesù amava: Commento esegetico teologico del vangelo di Giovanni

Il discepolo che Gesù amava: Commento esegetico teologico del vangelo di Giovanni

El discípulo a quien Jesús amaba (spagnolo)

Esposizione del libro di mia autoria: El discípulo a quien Jesús amaba: Comentario exegético y teológico del evangelio de San Juan (spagnolo). Tenuta nella Lectio Brevis del seminario San Vitaliano Papa, di Montefiascone (VT), il 4/10/2024.

  1. Introduzione

            Nell’anno 2016, un sacerdote dell’Istituto del Verbo Incarnato (IVE) era venuto a dare un corso di attualizzazione teologica per i sacerdoti della nostra provincia religiosa in Italia. Si trattava di un commento alla lettera di San Paolo ai Romani. Durante il corso, qualcuno dei sacerdoti che partecipavano presentò un’obiezione, affermando che l’interpretazione presentata (quella fatta dal espositore) sembrava molto soggettiva, come imporre un certo modello o forma determinata al testo, invece di lasciare il testo parlare da se. L’espositore disse che gli pareva non era così, poiché si stava proprio sforzando di fornire il fondamento di tutte le cose che diceva e affermava. Ad ogni modo, aggiungeva, di trovare un certo difetto in questo senso, a causa della sua non piena competenza nel campo esegetico (dell’espositore), lui si aspettava che fossero quelli che avevano studiato scientificamente la Bibbia nel nostro Istituto quelli che scrivessero e pubblicassero degli studi e libri al riguardo, cosa che lui vedeva che non si faceva.

            Ho trovato, poco dopo, che lo stesso autore, nel suo commento al vangelo di Luca, afferma il seguente: “Accetto di non essere mai perdonato per aver considerato che il Vangelo firmato da Luca il medico è stato scritto da Luca il medico stesso senza che nessuna comunità primitiva fosse coinvolta, e che l’ultima pagina di questo Vangelo era già stata letta dai primi cristiani quando Tito non aveva ancora posato i suoi stivali sulle rovine di Gerusalemme. Tutte queste cose, l’ammetto, sarebbero impossibili da digerire per la maggior parte dei biblisti contemporanei (dico la maggioranza e non la totalità, o fedele e devota minoranza di fedeli esegeti… dai quali sto ancora aspettando, però, gli scritti che mi salveranno dall’intromettermi dove non mi compete)”[1]. Nel corso nel quale abbiamo fatto riferimento, lui aggiungeva alla fine: “Ci sono tanti sacerdoti con più competenza che la mia che potrebbero fare lavori di investigazioni migliori che quello che faccio io, eppure non lo fanno”.

            Bene, queste affermazioni del p. Fuentes è uno dei motivi che mi ha spinto a cercare di fare un commento esegetico teologico di un vangelo. L’altro motivo è stato più specifico, ed è nato a partire da un corso che ho dovuto fare nel ciclo istituzionale dell’Istituto teologico San Pietro di Viterbo nell’anno 2015, sull’Opera Giovannea. Sebbene credo di non aver detto nessuna eresia durante questo corso, mi meravigliò l’interesse mostrato da alcuni studenti, religiosi e laici (no del nostro Istituto), in conoscere la dottrina, la sua connessione con il testo biblico, al tempo che si meravigliavano delle affermazioni della Tradizione, Magistero e della stessa analisi della Scrittura, in favore che sia stato lo stesso Giovanni Apostolo l’autore del vangelo che porta il suo nome. 

            Questo secondo motivo è stato più decisivo, rafforzato perché nell’anno accademico 2017-2018 ho dovuto dare per seconda volta, lungo tutto l’anno, il corso di San Giovanni nel seminario San Vitaliano e centro San Bruno di Segni. Sebbene io avevo iniziato già con un altro progetto, mi decise di mettermi a scrivere il commento di Giovanni come finalità di poter pubblicarlo, in qualche momento della mia storia personale, e pregavo il Signore che la mia storia personale su questa terra, si allungasse almeno fino al momento di poter dare a luce quest’opera. Grazie a Dio, dopo sette anni, con tantissimi ritardi, lentezze, fallimenti e correzioni, quest’opera, sicuramente perfettibile e non esenta di lacune, conobbe la luce del giorno.

  1. Approccio

            Giusto per dare un panorama dell’approccio generale che abbiamo seguito, presento brevemente qualche paragrafo del prefazio che ho scritto per quest’opera:

            “Non pretendiamo essere esaustivi, né tantomeno di esaurire tutto ciò che si può dire su quest’opera trascendentale, non solo per il cristianesimo ma per tutta l’umanità (il vangelo giovanneo). Abbiamo cercato di leggere attentamente, meditare e assaporare il testo, per quanto possibile, al tempo di essere didattici e chiari nell’esposizione scritta. Abbiamo consultato autori patristici, autori classici, vari autori moderni e anche le fonti magisteriali. Abbiamo criticato molti autori, anche quelli che abbiamo citato di continuo, cercando di spiegarne e motivarne le ragioni. In questo senso, siamo consapevoli di aver camminato e di camminare in direzione opposta alla corrente generale degli eruditi. Ci sembra, come affermiamo più volte nel testo, che le prove tratte dal Vangelo stesso, dal resto del Nuovo Testamento, dalla tradizione patristica e da varie affermazioni magisteriali, abbiano più peso e sostegno di quelle che possono fornire molti commentatori e studiosi moderni, pur se ne troviamo quelli che sono di grande erudizione e possiedono onestà intellettuale. Per quanto riguarda le questioni di autenticità e storicità, ci sembra che non ci siano ragioni valide per rimettere in discussione ciò che è già stato avallato dal Magistero nella dichiarazione della Pontificia Commissione Biblica, De quarto evangelio: Autore e verità storica del quarto vangelo, del 1907. A quel tempo, la suddetta Commissione era un organo di definizione del magistero ecclesiastico ordinario e, sebbene sappiamo che la sua configurazione attuale non sia la stessa, tutto ciò che è stato affermato allora continua a possedere valore, pur se spesso non riconosciuto nel mondo esegetico. Lo stesso vale per la più recente dichiarazione Sancta Mater Ecclesia sulla Verità storica dei Vangeli del 1964, pubblicata quando il Concilio Vaticano II era già nella sua fase finale”.

  1. Metodo seguito

            In relazione al metodo, il volume pretende di essere uno studio espositivo, seguito da uno studio esegetico e infine interpretativo del Vangelo di Giovanni. Non ha la pretesa di essere esaustivo, ma di piuttosto presentare un panorama accessibile al lettore comune, pur contenendo degli elementi utili per chi preferisce un approccio più tecnico e approfondito.

            Abbiamo seguito, come regola generale, la divisione dei capitoli secondo i ventun capitoli del vangelo di San Giovanni. La divisione interna di ogni capitolo non è sempre uniforme, è possibile distinguere:

1 – Una prima parte introduttiva con l’esposizione dei diversi capitoli del vangelo in genere, presentando situazioni di luogo, di tempo, qualche problematica particolare sollevata dagli studiosi sull’autenticità o no di alcuni versetti o interi paragrafi del capitolo in questione, in favore e in contro, così come della sua posizione nel vangelo canonico tale come è possibile oggi trovarla.

2 – Una parte strutturale (non sempre presente), mostrando la struttura dell’intero capitoli o delle sue parti fondamentali, con la presentazione del testo greco e spagnolo a due colonne, più una prima colonna dove cerchiamo di esporre le diverse sfumature e risorse linguistici e stilistici che si trovano lungo il testo, segnalando : Inclusioni, parallelismi di diversi tipi, ripetizioni, strutture concentriche, e le diverse sezioni del capitolo. Tante volte acceniamo alle diverse proposte sbozzate da parte di diversi studiosi, cercando di mostrare e fondamentare la nostra scelta, come pure abbiamo fatto per la parte introduttiva (esempio in libro, pp. 371ss).

            L’analisi della struttura di un testo può sembrare una questione troppo tecnica, proprio da eruditi e da grammatici, e dare dalle volte l’impressione di una vana ricerca di squisitezza o di sottigliezze inutili. Invece è possibile raggiungere una comprensione maggiore del testo o almeno segnalare le linee principali dove si scopre il senso di un paragrafo o perfino di un intero capitolo

3 – La terza parte (dalle volte è la seconda perché si unisce a quell’analisi strutturale) e l’analisi esegetico, che io intitolo sovente: “analisi dei singoli elementi”[2]. Esegesi significa ‘trarre fuori (del testo)’, e di questo si tratta: Vedere che significa questa parola, che significa l’altra, dalle volte prendiamo due o tre parole insieme o un’intera frase o perfino versetto (soprattutto versetti, per non allungarsi troppo). Per farlo ho cercato di valermi di diversi autori, la maggioranza cattolici (I de la Potterie, M-J. Lagrange), altri che non lo sono; alcuni spinti da certo pregiudizio razionalista (vbg. Brown; Wikenhauser), ma comunque con una grande erudizione e che fanno un’analisi filologico e storico di certa importanza; mi ho servito pure di grammatiche greche, di altri commentatori. Quest’analisi procede pari lungo tutti i capitoli di Giovanni; dalle volte prende il primo posto dello studio del capitolo stesso (come nel caso del Prologo), dalle volte ci obbliga a concentrarsi sui versetti più importanti tralasciando altri, davanti all’impossibilità fisica di commentarli tutte.

            In questa parte esegetica diamo certo spazio alla dimensione teologica quando risulta molto evidente, sebbene la considerazione speculativa la lasciamo di solito per il punto seguente.

4 – L’ultima parte di ogni capitolo è la parte interpretativa dove si cerca il senso teologico del capitolo o paragrafo in questione, con delle applicazioni spirituali o morali. Questa sezione viene chiamata da noi “elementi di approfondimento”[3], e per essa ci è sembrato come cosa migliore servirci, come riferimento il commento di San Tommaso di Aquino, considerato da molti un’opera insuperabile in quest’aspetto[4].

          Certamente che abbiamo avuto cura di non ripetere alla lettera quest’opera di Aquino ormai fatta. Abbiamo selezionato alcuni temi per ogni capitolo, cercando di arricchire con dei propri contributi e con altri presi da altri autori, cercando di conservare lo spirito con il quale Aquino aveva redatto il suo, avendo cura che il risultato di questa sezione possa essere di utilità per lo studio teologico, nonché per la meditazione e la lectio divina.

          Tocca segnalare che il commento di Aquino non passa soltanto dalle citazioni dei Padri e dalle riflessioni spirituali. In tanti aspetti è molto letterale e anche cerca di essere rigoroso con il testo e i fatti raccontati: Così, afferma almeno due o tre volte che il vangelo di Giovanni è il più cronologico di tutti riguardo a come presenta i diversi episodi della vita di Gesù. Il trattamento che fa sul modo di risolvere il giorno preciso del mese di Nissan nel quale Gesù celebrò l’Ultima Cena risulta molto scientifico, considerata la differenza stabilita tra il racconto di Giovanni e quelli dei sinottici. Noi abbiamo cercato di completarlo enumerando anche delle diverse teorie pure attuali, ma adottando in definitiva quella presentata dall’Aquinate che sembra imporsi logicamente sulle altre (cfr., p. 436).

           Un altro elemento importante sottolineato del commento di Aquino è la particolare interpretazione spirituale che fa l’Aquinate, da lui chiamata, nel commento giovanneo, come senso mistico (mystice), e che tratta di dedurre un senso spirituale nei fatti della vita di Gesù a modo di figura o tipologia, sebbene non tanto fondato ormai in fatti o eventi dell’AT – come nel senso figurato – ma fortemente giustificato da diverse frasi e citazioni dell’AT, letti in chiave di applicazione alla vita e ai fatti di Gesù (pp. 440-41).

           Ripetiamo infine quello già ormai detto: non pretendiamo esaurire tutto quello che si può dire sul vangelo giovanneo, e che ci saranno senz’altro dei commenti migliori. Il nostro scopo è quello di contribuire come con un granello di sabbia allo studio, alla contemplazione e all’adesione al mistero del Verbo che si è fatto carne, mistero che l’evangelista Giovanni ha saputo descrivere e conoscere come nessun altro ha saputo farlo.

 

[1] Cfr. R.P. Miguel A. Fuentes, Comentario al evangelio de Lucas, Apostolado Bíblico, San Rafael 2015, 11.

[2] In spagnolo: “Análisis de los elementos singulares”.

[3] In spagnolo: “elementos de profundización”.

[4] In Evangelium Ioannis expositio. Ci siamo serviti della edizione italiana: Commento al Vangelo di San Giovanni; ed. Città Nuova, Roma 1992, vol. I-III, e abbiamo pure confrontato, qualche volta, l’originale latino nella vecchia edizione di Parma.

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