Cardinale Joseph Slipyj: Importanza di San Tommaso di Aquino in Pro dell’unione e l’influsso nella teologia orientale

Cardinale Joseph Slipyj: IMPORTANZA di SAN TOMMASO di AQUINO in PRO dell’UNIONE e l’INFLUSSO nella TEOLOGIA ORIENTALE

Cardinale Joseph Slipyj

Il cardinale Joseph Slipyj (1892-1984) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico ucraino. Studiò a Leopoli e a Innsbruck. Essendo ordinato sacerdote nel 1917. Proseguì studi a Roma, presso il Pontificio Istituto Orientale. Tornato in patria (l’ovest dell’Ucraina faceva parte della seconda repubblica di Polonia), divenne professore di seminario, rettore, fondatore della società accademica teologica, direttore della rivista di Teologia, rettore dell’Accademia Teologica di Leopoli. In 1939 fu nominato coadiutore dell’arcivescovato maggiore di Leopoli dal Sinodo della chiesa greco cattolica ucraina e confermato dal Papa Pio XII.

Il 1º novembre 1944, con la morte di monsignor Andrej Szeptycki, Slipyj gli succedette come arci eparca metropolita di Leopoli degli Ucraini e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Occupata dai sovietici tutta l’Ucraina, fu imprigionato, con altri vescovi, ad aprile 1945 accusato di collaborazionista con il regime nazista. Dopo di passare da diversi prigionie in diverse città, fu infine condannato a lavori forzati in Gulag siberiano. La Chiesa greco-cattolica ucraina rientrò forzatamente nella Chiesa ortodossa russa. Monsignor Slipyj rifiutò ogni offerta di conversione all’ortodossia e subì nuove condanne. Nel 1953 venne condannato a cinque anni di lavori forzati in Siberia, nel 1958 a quattro anni e nel 1962 alla deportazione a vita in Mordovia. Rimase quindi imprigionato per 18 anni nei campi in Siberia e Mordovia. Josyf Slipyj vide i suoi anni di prigionia come anni perduti. I migliori anni della sua vita in termini di produttività, Slipyj li dovette spendere tra criminali, investigatori e carcerieri. Eppure la sua opera scritta fu vastissima, prima e dopo di quella prigionia.

Il 23 gennaio 1963 l’amministrazione sovietica guidata da Nikita Chruščёv lo liberò a causa delle pressioni politiche esercitate da papa Giovanni XXIII e del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Giunse a Roma il 9 febbraio 1963, in tempo per partecipare al Concilio Vaticano II. Fu nominato Arcivescovo Maggiore e poi, nel 1965, cardinale della Chiesa cattolica da papa Paolo VI.

A Roma acquistò e ricostruì la chiesa dei Santi Sergio e Bacco. Nelle pertinenze dell’edificio vennero fondati un museo e un ospizio. Nel settembre del 1969 venne portata a termine anche la costruzione della basilica di Santa Sofia in via Boccea (dove dopo la sua morte la sua salma riposerebbe per parecchi anni). In entrambe le chiese viene celebrata la divina liturgia secondo il rito bizantino. Rivitalizzò anche la società scientifica teologica ucraina in esilio e ripristinò la pubblicazione del periodico “Bohoslovia” nel 1963 e della rivista “Dzvony” nel 1976. Nel 1963 organizzò la casa editrice accademica dell’Università cattolica ucraina a Roma. Mori il 7 settembre 1984 a Roma da una polmoniti. La sua opera  intellettuale fu vasta e molto profonda. Le sue ‘opere compiete’ riempiono parecchi volumi in diverse lingue. Un grande uomo e grande vescovo. La sua salma riposa a Kiev attualmente.

In questo contesto difficile per l’Ucraina, vogliamo pubblicare un riassunto fatto da noi (in Giornate orientale del 2022 del seminario San Vitaliano a Montefiascone, Italia) su un’articolo suo apparso nelle Opere Omnie, sull’importanza di San Tommaso di Aquino (a chi conosceva molto bene) in pro dell’unione delle Chiese e della teologia orientale.

IMPORTANZA di SAN TOMMASO di AQUINO IN PRO DELL’UNIONE e il suo INFLUSSO NELLA TEOLOGIA ORIENTALE [1]

            Nella conclusione di un altro articolo che abbiamo voluto presentare in queste giornate, Mons. Joseph Slipyj affermava due aspetti di grande rilievo: “Le opere di San Tommaso hanno molto contribuito al riavvicinamento delle due Chiese d’Oriente e d’Occidente. La sua argomentazione può essere presa come un solido fondamento nelle discussioni e nelle polemiche, in tutte le questioni controverse tra le Chiese d’Occidente e d’Oriente, giacché poggia su solide basi (…) Non è che lui abbia esaurito la teologia o la ricerca teologica. Il progresso della teologia è necessario e le successive indagini devono continuare e perfezionarsi. Nonostante questo san Tommaso, insieme a Platone, Aristotele e sant’Agostino, costituisce un genio dell’umanità e come tale è passato alla storia”.[2]

Le due cose affermate, allora, e dalle quale il cardinale era più che convinto sono:

1 – La centralità e importanza di San Tommaso di Aquino nella teologia di tutta la Chiesa cattolica.

2 – L’importanza storica delle sue opere riguardante l’unione delle chiese di Oriente e Occidente.

Siccome queste due opere sono delle grandi imprese ancora da essere completate, in particolare la seconda, la necessità di approfondire quest’aspetto dell’Aquinate diventa più che chiara.

  1. Buona e cattiva concezione della Scolastica

            “Nessuno ignora che la dottrina scolastica e di San Tommaso non è assolutamente piacevole agli orientali ortodossi che addirittura l’aborriscono. Pensano, infatti, che la scolastica sia contraria alla mentalità degli orientali, e che abbracciandola si rinunci alla tradizione teologica dell’Oriente e si abbandoni un metodo consacrato da secoli.[3] L’atteggiamento come tale è nato a partire della metà del sec. XV (1448), come conseguenza del rifiuto definitivo dall’unione delle Chiese sigillata al concilio di Firenze.[4] Questo giudizio è stato successivamente rafforzato dall’eredità protestante, che ha contribuito ad indurlo sulla base di grandi pregiudizi.

Secondo Slipyj invece, la Scolastica non si trova assolutamente in opposizione con la tradizione orientale. Vediamo per il contrario:

1) Che questa è stata uno sforzo della ragione per dichiarare ed esporre le verità della fede, per integrarle in un ordine e una connessione logica. Le cose dette in vari momenti dai Padri, furono poi sistematicamente proposte dagli scolastici, sviluppate ed espresse con concetti più rigorosi. Si sono inoltre risolte, dalla ragione, molte delle obiezioni sollevate contro i dogmi.

2) Che dietro alla opera scolastica c’è la filosofia di Aristotele, il più grande filosofo greco, la quale fu introdotta nella teologia – si noti bene – dai Padri greci.

3) Che, inoltre, i teologi scolastici costruirono la propria opera sulle opere patristiche, come già detto, soprattutto su Agostino, per quanto il metodo derivasse dai Padri greci.[5]

L’opera scolastica e il suo carattere specifico non contrastano, dunque, con la tradizione orientale. Sono i protestanti, invece, che obiettano queste cose, affermando che sarebbero i Padri a viziare la Rivelazione con una concezione speculativa dell’evento.[6]

  1. I Padri greci e l’intelligenza della Fede

            I Padri greci, dotati da una grande mente speculativa, ancora prima dei latini, hanno applicato la loro acuta intelligenza alle verità di Fede.[7]

Se vogliamo alcuni esempi: 1) Già Clemente alessandrino si interroga sulla relazione tra rivelazione e ragione, chiamando la fede la conoscenza breve e compendiosa delle cose necessarie.  Origene, quasi proponendo una prima summa della teologia nella sua opera περι. αρχών [De principiis], avverte che gli apostoli ci hanno trasmesso la rivelazione, ma hanno lasciato molte cose da indagare attraverso la ragione: “… Dissero certamente che ci sono; tuttavia, hanno indubbiamente taciuto in che modo o da dove provengono, affinché i più studiosi tra i suoi successori, che sarebbero amanti dell’esercizio della sapienza, mostrassero in un certo soggetto il frutto del loro ingegno…”.[8]  San Basilio esalta la dialettica come muro dei dogmi.  San Cirillo eccelle dal suo ingegno speculativo e dogmatico.[9]  Il πηγη. γνωσεως [Fons cognitionis, Fonte della conoscenza] di San Giovanni Damasceno offre tutti gli elementi scolastici; avendo egli seguito principalmente Aristotele nella sua summa di teologia in greco, propone, espone e perfeziona i termini tecnici.

Molti autori cattolici e protestanti sono tuttavia convinti che la scolastica non sia altro che una continuazione della teologia patristica greca, pur se non negano l’influenza preponderante di Sant’Agostino.[10] Allo stesso modo dichiarano che le opere dei Padri greci hanno fatto fruttificare la teologia occidentale in modo unico e hanno fornito nuovo materiale alla scolastica. Questo è stato un fatto, ad esempio, in Scoto Eriugena e ancor più negli scolastici del XII secolo, quando, oltre alle versioni latine già esistenti[11], Giovanni Burgundo di Pisa († 1194) tradusse Gregorio Niceno, le omelie del Crisostomo e il De Fide Orthodoxa di Damasceno.[12] Hanno pure attinto ampiamente alle opere del Damasceno sia Ugo che Riccardo di San Vittore, Abelardo e Alberto Magno.[13]

  1. Il contributo di San Tommaso di Aquino

San Tommaso non ha prestato meno attenzione alle opere dei Padri greci rispetto ai suoi predecessori. Personalmente, non era un esperto nella scienza della lingua greca, anche se la stimava al massimo grado.[14] Certamente, su richiesta dell’Aquinate, uno dei suoi fratelli in religione, Guglielmo di Moerbeke, tradusse in latino le opere di Aristotele, per le quali Tommaso compose commentari epocali, aprendo una strada più solida alla teologia. San Tommaso studiò diligentemente i Padri greci e commentò alcune delle loro opere (il De divinis nominibus dello Pseudo-Dionigi Areopagita).[15] Oltre a questo, anche la teologia orientale attirò l’attenzione del Dottore Angelico, poiché durante il suo insegnamento si stavano facendo di nuovo dei tentativi per l’unione. Michele il Paleologo, l’imperatore bizantino, inviò dei delegati a Papa Urbano per avviare delle trattative. Il Papa incaricò San Tommaso di esaminare la questione teologicamente e gli diede il dotto libro di Hugo Etereanus: “Sulle eresie dei Greci” (De haeresibus Graecorum). In quell’occasione Tommaso compose il suo libretto “Contro gli errori dei Greci” (Contra errores Graecorum), in cui spiegava i passaggi più difficili dei Padri greci riguardanti le tesi controverse.

Già dall’inizio fa subito due osservazioni ponderabili. [La prima è che] le oscurità di alcuni testi hanno la loro origine in questo: per quanto riguarda gli scrittori, essi non avrebbero sempre espresso adeguatamente il loro significato e in molte occasioni avrebbero parlato incautamente. Dopotutto, le eresie e le dispute fornivano un’opportunità ai Padri “affinché le cose riguardanti la fede fossero tramandate con maggiore circospezione per eliminare gli errori che erano sorti” (Proemium).[16] Non è sorprendente che prima di Ario troviamo alcuni detti ambigui riguardo al dogma della consustanzialità delle persone divine. Così anche Agostino non fu così attentamente attento al libero arbitrio prima dell’eresia pelagiana, al punto che i pelagiani stessi contestarono le sue opere successive. Ne consegue che le espressioni inadeguate sono esposte con riverenza. La seconda ragione del disaccordo tra Oriente e Occidente si trova nella lingua, che incontra una difficoltà nella traduzione dei concetti. Ad esempio, sostanza e ipostasi suonano identici, ma il significato è completamente diverso; così come causa e principio. Questo è trattato nel Libro I. Nel Libro II, capitoli 1-20, l’Aquinate discute i testi sulla processione dello Spirito Santo: “Se procede da entrambi”; nei capitoli 21-27 tratta del primato, nel capitolo 28 degli azzimi, e nel capitolo 29 della dottrina sul purgatorio. Così l’Aquinate spiega le difficoltà patristiche delle principali cause di divisione. È chiaro in tutto l’opuscolo che San Tommaso non ha cercato di dare una visione sintetica della dottrina dei Padri greci, ma si è applicato alla spiegazione dei testi citati, uno per uno.

Così risponde alla difficoltà degli ortodossi – ancora attuale – a riconoscere il capo visibile della Chiesa: «Se qualcuno afferma che Cristo, unico sposo dell’unica Chiesa, è l’unico capo e l’unico pastore, non si esprime a sufficienza. È manifesto che Cristo perfeziona tutti i sacramenti della Chiesa, essendo colui che battezza, perdona i peccati; è Lui il vero sacerdote che ha offerto se stesso sull’altare della croce e con il suo potere mette il suo corpo sull’altare, e si consacra quotidianamente. Ma poiché in futuro non sarebbe stato presente corporalmente tra i fedeli, scelse dei ministri che dispensassero ai fedeli ciò che abbiamo detto (can. 74). Per questo motivo, poiché egli doveva ritirare la sua presenza corporea dalla Chiesa, era necessario che egli incaricasse un altro di governare tutta la Chiesa in sua vece. Per questo, prima dell’Ascensione, disse a Pietro: “Pasci le mie pecore”; e prima della Passione: “Tu, quando ti sarai convertito, conferma i tuoi fratelli”; e a lui solo promise: “Ti darò le chiavi del regno dei cieli”, significando che il potere delle chiavi doveva essere trasmesso da lui agli altri, per conservare l’unità della Chiesa.

Ciò che non si può dire è che, sebbene Egli abbia conferito questa dignità a San Pietro, essa non può essere trasmessa ad altri. È chiaro, infatti, che Cristo ha istituito la Chiesa in modo tale che essa rimanga fino alla fine dei secoli, secondo Isaia (9,6): “sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo e rafforzarlo mediante il diritto e la giustizia da ora fino in eterno”. E anche Egli costituì i suoi ministri allora viventi in modo che il loro potere fosse trasmesso ai successori fino alla fine dei tempi, per utilità della Chiesa; e tanto più che Egli stesso disse: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli” (Mt 28,20).

Questo respinge l’errore vanaglorioso di alcuni, che insistono nel sottrarsi all’obbedienza e alla sottomissione di Pietro, non riconoscendo il suo successore, il Romano Pontefice, come pastore della Chiesa universale».[17]

  1. L’unione delle Chiese di Oriente e Occidente e l’influsso di San Tommaso

            Il 6 luglio 1439 un concilio a Firenze proclamò l’unione fra la chiesa greca e quella latina.[18] Ma sia prima che dopo quell’unione, la tensione in Oriente fra quelli favorevoli all’unione e quelli contrari esisteva già, e fu in un constante ‘in crescendo’.

Conviene far notare che, già nel secolo XIII, la teologia scolastica ebbe una fioritura tale che il suo influsso colmò perfino l’Oriente, e si riuscì a fare sì che una mente tanto potente come quella di Tommaso di Aquino susciti ammirazione fra gli stessi orientali. Se la teologia di St. Agostino non aveva lasciato delle tracce importanti in Oriente, è stato a causa dell’ignoranza della lingua latina tra i Greci, ma quella situazione cambiò nel Medioevo grazie all’influsso di S. Tommaso.

Prima ancora del concilio di Firenze, i promotori dell’unione, nel mondo orientale, si erano obbligati a leggere le opere latine e pensavano che sarebbero stati capaci di eliminare il dissenso in torno alle verità controverse grazie alle opere teologiche latine tradotte in lingua greca.[19] San Tommaso aveva già raggiunto parecchi traduttori in Oriente, come Guillermo Bernardi de Gaillac († 1298), un coetaneo dell’Aquinate.

Ad ogni modo, già dal concilio di Lione (febbraio 1274) in poi si erano levate pure degli avversari dell’Aquinate, come Matteo Angelo Panaretos (s. XIII) e molto di più Nilo Cabasilas (s. XIV).[20] Dalla parte opposta è sorta tutta una serie di difensori dell’Unione, che scrutarono le opere di Tommaso e degli scolastici. Così il monaco Maximus Planudes († 1310), che tradusse anche in greco il “De Trinitate” di Sant’Agostino, si applicò al lavoro con studi scolastici, pur se poi lui contestò l’Unione.[21]

Nel XIV secolo Demetrio Cidonio (Kydones), uno dei più schietti e devoti difensori di San Tommaso, promosse la più grande pietà e ammirazione per l’Angelico.[22] Cidonio era nato a Salonicco intorno al 1320. Trasferendosi a Costantinopoli riuscì ad avere il favore dell’imperatore, che l’inviò in Italia per sostenere gli affari diplomatici. A Milano acquisì una conoscenza della lingua latina e tradusse molte opere latine in greco, tra cui soprattutto la Summa contra Gentes nel 1355.[23] Secondo Rackl, aveva già tradotto la Summa Teologica da molto tempo.[24] In un opuscolo separato, Cidonio difendeva Tommaso contro Nilus Cabasilas, essendo molto indignato contro quest’ultimo. Inoltre, sotto l’influenza dell’Aquinate scrisse due opuscoli sullo Spirito Santo e sulla Beata Vergine.[25] In Oriente la devozione a Tommaso è attestata nel Κανων εἰς ἅγιον Θωμάν τον Αγχινον. [26]

Nel XV secolo Giorgio Skolarios – che più tardi divenne patriarca bizantino con il nome di Gennadius (1453-1459, † ca. 1448) – aveva grande stima di San Tommaso; all’inizio era favorevole all’Unione, poi passò agli oppositori. Gennadius ha lasciato una sintesi della I-II della Summa Theologica, che mostra un autore ben istruito nelle opere dell’Aquinate. Dallo stesso Skolarios abbiamo una versione del “De Ente et Essentia” e del “De fallaciis”. [27] Anche lui stesso scrisse una glossa o commento, al margine della Eklogés (“sintesi”), dove lamenta che Tommaso sia latino. Skolarios conosceva pure il dissenso tra tomisti e scotisti, e ha anche in considerazione Duns Scoto. [28]

Giovanni Kyparissiotes e Manuel Calecas si applicarono eruditamente alla teologia scolastica. Il primo compose una teologia dogmatica con metodo scolastico: Esposizione ordinata di frasi teologiche (;Εκθεσις στοιξειωθης ρησεων θεολογικών). [29] Manuel Calecas vestì l’abito dei Domenicani a Perea e morì a Mitilene († 1410). In una sinossi dogmatica procede anche in modo scolastico.[30]

Con alte lodi l’immortale Bessarione elogia Tommaso chiamandolo σοφον τε καὶ ἅγιον ανδρἁ τής Αριστοτελικής σχολής διαδοξον (“uomo saggio e santo”, “successore della scuola di Aristotele”), ecc.[31] Nell’argomento riguardante la processione dello Spirito Santo dal Figlio, egli ha evidentemente davanti agli occhi la Summa Teologica, poiché al Concilio di Firenze tutti i teologi bizantini avevano in mano [gli scritti di] Tommaso. Così Bessarione segue il Dottore Angelico in una famosa questione sollevata da Scoto: se lo Spirito Santo si distingue dal Figlio, se non proceda da Lui.[32]

Nella confutazione di Marco di Efeso, [Bessarione] si appoggia al ragionamento dell’Aquinate quando esamina la distinzione delle persone solo dalle relazioni [di origine], poiché in Dio non c’è distinzione materiale[33]; allo stesso modo nello spiegare la preposizione “dal Figlio” («per Filium»: S. Th. I, q. 36, a. 3; q. 45, a. 6, ad2) e “del Padre e del Figlio come di uno stesso principio”.[34] L’erudizione latina in Bessarione può essere vista senza difficoltà quando, nella sua opera sul sacramento dell’Eucaristia, tratta dei sacramenti come segni[35], e quando mantiene la distinzione del termine a quo e ad quem nella dottrina della transustanziazione.[36]

L’influsso di Tommaso di Aquino si mostra anche in due fatti: la vittoria degli aristotelici bizantini e la disputa esicasta. La prima viene vinta con la traduzione fatta dal Gennadio a la lingua greca del «De Anima» di San Tommaso.[37] La seconda era la disputa circa la dualità di essere ed operare in Dio, che Gregorio Akindynos vinse trascrivendo gli argomenti di San Tommaso sulla non ammissibilità di potenza passiva in Dio.[38]

  1. La scuola di Kiev

            Una volta presa la città di Costantinopoli, l’intrapresa rigenerazione della teologia greca si fermò, pur se non si estinse completamente. Pertanto, lo studio teologico si rafforzò a Kiev, nell’Ucraina, che divenne il centro e la sede della teologia ortodossa, soprattutto nel XVII secolo. All’Accademia Mohylana venivano educati russi, greci, rumeni, jugoslavi e bulgari. Di conseguenza, va notato che anche in Ucraina la teologia si sviluppò sotto l’influenza di San Tommaso e della scolastica. È ovvio che gli Uniati hanno basato i loro studi teologici e filosofici su San Tommaso.

Così, il metropolita Rutskyj ha basato le sue scuole teologiche su Tommaso e il Damasceno. Così scrive della scuola di Novgorod: “Al mattino si leggono controversie in lingua volgare, al pomeriggio casi di coscienza. Per renderlo più bello, ascoltiamo Damasceno in slavo, e leggiamo i quattro libri sulla fede ortodossa, in cui si possono raccogliere non solo tutte le controversie, dando annotazioni al testo, ma anche l’intera Summa teologica di San Tommaso”.[39] 

Oltre a questo, i discepoli ucraini hanno assimilato la dottrina scolastica e San Tommaso nelle scuole latine dei Padri Gesuiti. A Roma, Firenze, Praga e Parigi (sia uniati che ortodossi) erano anche impegnati in studi teologici.

Tommaso, tuttavia, non fu meno importante per gli uniati che per la teologia degli ortodossi. Di estrema importanza è la persona di Pietro Mohyla, che, essendosi formato in Occidente[40], più tardi come metropolita di Kiev mandò i suoi discepoli nelle università occidentali e li istituì come professori ordinari all’Accademia di Kiev. Non sarebbe sorprendente se i maestri seguissero interamente la dottrina dell’Aquinate e della Scolastica.

Dalle indicazioni generali e dai titoli delle lezioni siamo portati a dedurre che, a Kiev, Tommaso predominò nella teologia e nella filosofia.[41] C’era un biennio di studi filosofici, dove si esponeva la logica, la fisica e la metafisica secondo Aristotele. Si affrontavano importanti questioni sulla dimostrabilità dell’esistenza di Dio, sull’onnipresenza divina, anche se talvolta sono state esaminate diligentemente anche questioni ridicole di minore importanza. Il corso di teologia copriva quattro anni, durante i quali veniva presentata la somma di tutta la teologia (non in forma abbreviata). Una notevole attenzione era dedicata alle questioni controverse.

Lo schema della tesi era quello della scolastica successiva: stato della questione, argomenti, obiezioni. L’argomentazione fu assiduamente sviluppata sulla base della ragione, e nella soluzione delle opinioni fu abbracciato il pensiero di San Tommaso.

Come i cattolici, i teologi di Kiev scrissero commenti alla summa del Dottore Angelico. Innocenzo Popovskyj ha lasciato un Trattato su Dio sulla base della prima parte della Summa theologicae del Divino Tommaso, dottore angelico…[42] Le lezioni degli anni 1721-1725 (forse del Prof. Volčanskyj) iniziano: “Divideremo tutta la teologia in trattati (tractatus) e disputazioni (disputationes) e nel presente anno, seguendo Tommaso, tratteremo di Dio uno in essenza e trino nelle persone e anche degli Angeli, riguardo ai quali indicheremo che più tardi, negli anni successivi, ci sarà una disputatio, se Dio lo vorrà”. [43]

I dottori di Kiev non solo usavano il metodo scolastico, ma trasmettevano anche la dottrina cattolica, tranne la processione dello Spirito rispetto del Figlio e la dottrina del primato. Infatti, sulle altre questioni controverse come il purgatorio, l’Immacolata concezione e l’epiclesi, pensavano cattolicamente. Innocent Popovskyj contesta la consacrazione direttamente dall’epiclesi [44] e difende anche il dogma dell’Immacolata concezione. [45] Volčanskyj, da parte sua, ha addotto Tommaso, Alberto Magno e Bonaventura contro Scoto. Nella polemica letteraria del XVII secolo, San Tommaso è spesso frequentemente preso in considerazione. Melezius Smotryckyj contesta la Summa Theologica (III, q. 8, a. 3; q. 25).  Christophorus Philaletus nell’Apocrisi si appella al Commento alle Sentenze (In IV Sent., dist. 25, q. 3, a. 3).

Da cui ora è facile persuadersi che la dottrina della Chiesa di Kiev, a causa dell’influenza di San Tommaso, è conforme alla dottrina cattolica ed è la più vicina di tutti gli ortodossi ad essa. E sotto il suo influsso, la dottrina dell’Aquinate fu anche propagata a Mosca, anche se lì furono accusati di proselitismo e cacciati fuori, dopo di che si introdusse furtivamente il Protestantesimo.

Così, grazie a quest’influsso, l’importanza dell’Aquinate a favore dell’Unione è evidente. Le opere di San Tommaso hanno frantumato la freddezza e il ghiaccio della separazione delle chiese e hanno dato ai sostenitori dell’Unione delle armi molto adatte e molto sicure. Gli orientali si sono appropriati di molti argomenti (sulla processione dello Spirito Santo e la dottrina dei sacramenti). Nelle opere dell’Aquinate, la profondità della teologia occidentale fu apparentemente resa manifesta agli orientali e la produzione decadente di questi ultimi fu ravvivata. Penso di non essere lontano dalla verità quando dico che quanto più profondamente i teologi orientali hanno conosciuto le opere di San Tommaso, tanto più fermamente hanno aderito all’Unione delle Chiese. [46]

 

[1] La presente dissertazione del Cardinale Slipyj era destinata al Congresso di Velehrad di 1924, ma non vi si tenne a causa dei documenti negati per il viaggio. Titolo originale in latino: De valore S. Thomas Aquinatis pro Unione eiusque influxu in theologiam orientalem; Acta IV. Congressus Velehradensis 1924, Olomucci 1925, 254-270; in Bohoslovia III, Leopoli 1925, 1-18. In Opera Omnia Card. Josephi, Archiespiscopi maioris, Univ. Ucraina, Roma 1968, 191-210.

[2] Cfr. Card. Joseph Slipyj, San Tommaso nella scienza filosofica-teologica in Oriente, in Angelicum 46 (1969), fasc. 1-2.

[3] “Per noi è un male abbandonare i Padri greci e seguire le orme di Tommaso d’Aquino, Giovanni Scoto, Guglielmo Durand e gli altri scrittori, i cui nomi sono completamente ignorati e vili nella gerarchia ecclesiastica”; Tantalides, Παπιστικοι. ;Ελεγχοι , vol. II Constantinopoli 1850, 281.

[4] Nel 1441 viene deposto l’ultimo patriarca favorevole all’unione e, nel 1448, il Pomestnij Sobor decide di dichiarare autocefala la chiesa ortodossa russa. Teologi ortodossi contemporanei come Christos Yannaras, Vladimir Lossky, e Sergio Bulgakov, hanno incolpato San Tommaso come la causa di una teologia razionalizzante, inoltre radicalmente opposto allo spirito e l’eredità dell’Oriente. I suoi seguaci scolastici avrebbero soffocato il “vero ellenismo”. Altri la chiamano come eccessivamente formalistica, piena di definizioni dogmatiche super dialettiche, che esamina distinzione esagerate, opinioni futili e ridicole (Sobre la índole literaria de los escritores del sur de Rusia del siglo XVII, en “Noticias de la lengua rusa y de la literatura de la Academia Imperial de las Ciencias” 1906, t. XI, lib. 2 [San Petersburgo 1906] 274).

[5] Cfr. De valore S. Thomas Aquinatis pro Unione, 195.

[6] Opinione di E. v. Dobschütz, Griechentum und Christentum, Leipzig 1908 59 ss., riportata da Slipyj, De valore, 195 [nota 2].

[7] Cf. Dr. M. Jos. Scheeben, Handbuch der katholischen Dogmatik I. Bd. (Freiburg i. Br. 1873), 422. Dr. M. Grabmann, Geschichte der scholastischen Methode, v. I (Freiburg i. Br 1909), 77 ss.

[8] Cf. PG XI, 116 ss.

[9] Cf. Dr. Eduard Weigl, Die Heilslehre des hl. Cyrill von Alexandrien, Mainz 1905, 1 (Forschungen zur christl. Literatur und Dogmeng., v. V). Cf. Grabmann, o.c., I, 88.

[10] Slipyj riporta testi di studiosi come Catoire e Harnack, ad esempio; cfr. De valore, 196.

[11] In latino c’erano il De principiis e le opere esegetiche di Origene nella traduzione di Rufino. Nove omelie sull’Hexaëmeron di San Basilio furono tradotte da Eustatius Africanus, alcune opere del Crisostomo furono tradotte da Amianus e Mucianus, e quelle di Didymus da Girolamo.

[12] Lo Scolasticismo proveniente dalla Patristica greca entrò in contatto con l’scolastica occidentale latina e introdusse nuovi impulsi e nuovi materiali in questa nuova ottica metodica” (Grabmann, Geschichte der scholastischen Methode II, 93). “Egli [Damasco] impartì alcuni concetti fondamentali della logica e dell’ontologia aristotelica, così come importanti elementi della psicologia e dell’etica degli Stagiriti alla scolastica occidentale e influenzò così il corso dello sviluppo della filosofia medievale” (J. Hessen, Patristische und scholastische Philosophie [Breslau 1922] 41).

[13] “Colpisce in modo particolare questa influenza dei Padri greci all’inizio del XIII secolo sulla dottrina della grazia, che qui assume improvvisamente una forma totalmente diversa da quella che aveva in Ugo e dopo di lui, cioè esattamente uguale a quella che veniva trattata nei Padri greci, per la quale i giansenisti accusarono più tardi la Scolastica, insieme ai Padri greci, di pelagianesimo” (J. Scheeben, Handbuch I, 423). “Infatti, quando si legge attentamente il suo trattato sulla Trinità [quello di Riccardo di San Vittore], l’influsso greca è evidente in quasi ogni pagina” (RÉGNON, Etudes sur la s. Trinité IV [Paris 1892] 240).

[14] Alcuni autori pensano, nonostante, che l’Aquinate aveva una sufficiente conoscenza della lingua greca (Prof. L. Schütz, Der hl. Thomas v. Aquin und sein Verständnis des Griechischen, en Phil. Jahrb. 8 (1895) 263-283, citato da Slipyj, De valore, 198 [n. 1]).

[15] Al tempo della stesura di questo saggio le investigazioni sulla dipendenza di Aquino del pensiero dei Padri greci erano ai suoi inizi. Ad ogni modo, abbiamo degli autori che già affermavano: “Origene è solitamente confutato. Di San Basilio e San Giovanni Crisostomo le sue opinioni cosmologiche occupano un posto importante. I veri maestri del Dottore Angelico sono San Giovanni Damasceno e lo Pseudo-Dionigi” (cfr. G. BARDY, Les sources patristiques grecques de S. Thomas, in Revue des scien. Phil. et theol. 4 [1923] 501ss.). In cristologia seguì San Cirillo di Alessandria. Tommaso usò le versioni latine, che erano a sua disposizione, estraendo molte citazioni dal Florilegio e dai commentari (di Pietro Lombardo). Ha anche letto alcune opere nella loro interezza (Slipyj, De valore, [n. 2]).

[16] Nell’originale: «Contentis vera fides docetur et contra errores defenditur».

[17] Cfr. S. Thoma Aquinae, Summa contro Gentes, IV, 76. Sul Purgatorio: cfr., IV, 91; Ad cantorem Antiochenum, c. 9.

[18]  Il concilio aperto a Ferrara l’8 gennaio 1438 e che, trasferito l’anno seguente a Firenze, proclamò (6 luglio 1439) la unione fra la chiesa greca e quella latina. L’unione raggiunta dal concilio durò di fatto fino alla presa di Costantinopoli (29 maggio 1453), e fu ufficialmente dichiarata rotta da un concilio della chiesa greca tenuto a Costantinopoli nel 1472.

[19] Questo appare chiaro dalle citazioni dei teologi bizantini in Hergenröther, In librum de Spiritu Sancto animadversiones historicae et theologicae (Controversie storiche e teologiche intorno al libro sullo Spirito Santo) [PG CII, 399-542]. Gli argomenti speculativi sono presi dalla scolastica.

[20] Cf. Ehrhard in Krumbacher, Geschichte der bys. Litteratur (München 21897), 94. «In Cod. Vindob. gr. theol. 102 (Lamb. 258) f. 18, antithesis est Matthaei quaestoris contra Thomas Aquinatem» (I. Hergenröther, Animadversiones, [PG CII, 412, not. 33]).

[21] Alcune delle sue opere sono pubblicate in PG CXLVII e CLXI, 309-317. “L’attività di traduttore di Massimo, che comprendeva anche alcuni scritti di Boezio, forse anche della Summa Theologica di Tommaso d’Aquino, lo colloca in una posizione particolare nella storia della letteratura bizantina. È il primo bizantino ad onorare la teologia dandole maggiore attenzione” (Ehrhard, Geschichte der bys., 99).

[22] Cf. A. Palmieri, Cydonius Démetrius (XIV–XV sec.), en Dictionnaire de. Théologie Catholique III, 2454-58; Ehrhard, o.p. 102-103 y 487 ; M. Rackl, Demetrios Kydones als Verteidiger u. Übersetzer des hl. Thomas v. Aquin. (Katholik 1915), 23.

[23] M. Rackl, Die griechische Übersetzung der Summa theologiae des hl. Thomas v. Aquin, en Byz. Zft 24 (1923) 48-60.

[24] La traduzione riceve nomi diversi: Cod. 146, Bibl. S. Mar. Vent: Τού σοφωτατου Θωμά θεολογικής πραγματειας, «Studio teologico del sapientissimo Tommaso»; Cod. Vat. Gr. 1924: Τού ἁγίου Θωμά τού Ακυινατοὑ τού αγγλικού διδασκαλού τής θεολογικής συνοφεως μερος… ζητημα… αρθρον («Della Somma Teologica di San Tommaso di Aquino, angelico maestro, parte, questione, articolo»).

[25] Συγγραμμα τού μακαριτου κυριου Δημητριου τού Κυδωνη περι τής εκπορευσεως τού αγιου πνευματος προς τινα τών φιλων ερομενον περὶ τουτο, «Scritto del beatissimo signore Demetrio Cidonio sulla processione dello Spirito Santo in riposta a uno dei suoi amici sul tema»; cfr. PG CLIV, 864-957.

[26] Cf. Cod. Nap. II. C. 23. Cf. Krumbacher, Gesch. d. Byz. Lit., 678. A Demetrio viene pure attribuita una vita di San Tommaso.

[27] Τού Θωμά περὶ διαφορας ουσιας καὶ τού εῖναἱ, ερμενευθεν καὶ προς την ‘Ελλαδα μετενεξθεν γλώτταν παρὰ Γεωργιου τού Σξολαριου , «Di Tommaso: Sulla differenza fra essenza e atto di essere, tradotto e traslitterato in greco da Giorgio Skolarios»; Cod. Bibl. Pal. Vindob. Hist. gr. 128, fol. 73-r-92-v.

[28] Cfr. Ehrhard, o. c., 120 [PG CLX, 304]: “Ma è tempo di indagare, o Eulogio, se vuoi, le questioni contestate tra i nuovi maestri latini sulla processione dello Spirito Santo, e tra gli altri, in Tommaso e Scoto”.

[29] Slipyj lo chiama, seguendo a Ehrhard, “il primo tentativo di una dogmatica sistematica dopo del modello della scolastica occidentale (cfr. Ehrhard, o. c., 107; Slipyj, De valore, 204 [n. 3]).

[30] Cf. S. Vailhé, «Calécas», Dict. de théol. cath. II, 1332-1333; Ehrard, o. c., 111.

[31] Basilio Bessarione o Bessarione di Nicea (greco: Βασίλειος Βησσαρίων; Trebisonda, 2/1/1403 – Ravenna, 18/11/1472) è stato un ecclesiastico e letterato bizantino, arcivescovo di Nicea, patriarca latino di Costantinopoli e cardinale della Chiesa Cattolica. Partecipò ai concili di Ferrara e Firenze difendendo l’Unione delle Chiese ortodosse e cattoliche. Tradusse le opere di Aristotele e Teofrasto, e difese la non contraddizione tra la filosofia aristotelica e quella platonica.

[32] Cf. Hergenröther, Animadvers. [PG CII, 510, not. 89].

[33] Θωμάς ο τών Λατινων διδασκαλος («Tomás, el maestro de los latinos»), [PG CLXI, 53-60, 109, 189].

[34] Cf. [PG CLXI, 168-173]. Cf.  Й. Сліпий, Фотій i Filioque (J. Slipyj, Fozio e il Filioque) Нива (Nyva) (1923) 134.

[35] [PG CLI, 493-95].

[36] [PG CLI, 501].

[37] «Commento di Tommaso al De Anima di Aristotele»; Cod. Pal. gr. 235; fol. 33-r-201-v. Cf. Ehrhard, o. c., 101-102.

[38] S. Thoma Aquinae, Contro Gentes, I, 16 e [PG CLI, 1197 c. 3]: Οτι οὐκ εστιν ἐν τῴ θεῴ δυναμις παθητικη, («Che in Dio non c’è potenza passiva») Ugualmente in C. G. I, 22 e c. 4:  (Οτι ἡ ουσια τού Θεού εστιν το εῖναι αυτου, «Che l’essenza di Dio è il suo essere»).

[39] Metrop. Andr. Szeptyckyj, Arch. d. S. C. de prop. f. II. vol. 337. fol. 237; Ucrain. Mus. nat. Leopol. Nr. 16121/17.

[40] Nella biblioteca bruciata di P. Mohyla (1658 e 1665), di Tommaso di Aquino è sopravvissuto il libro «De sacramentiis», firmato dalla stessa mano del Metropolita.

[41] «… L’autorità di Tommaso di Aquino si metteva al di sopra degli altri» (D. Vyšnevskij, Academia Kieviana, prima metà del sec. XVIII [Kiev 1903] 218).

[42] “Tractatus in primam partem Summae theologiae doctoris angelici divi Thomas de Deo”; Bibl. Kiov. Eccl. Sophiae, Cod. 221.

[43] “Così per la composizione delle loro lezioni teologiche i professori dell’Accademia di Kiev, oltre a Tommaso d’Aquino, avevano evidentemente la conoscenza di tutta la scienza della teologia cattolica, che si sviluppò dopo l’Aquinate fino al XVII secolo compreso”; D. Vyšnevskij, Academia Kieviana, prima metà del sec. XVIII [Kiev 1903], 210-211.

[44] “Si era introdotta come novità l’erronea opinione di alcuni che ritenevano che la conversione eucaristica si effettua non dalle parole di Cristo “prendete e mangiate: questo è il mio corpo”, ma dalla preghiera del sacerdote consacrante e dalle parole di San Basilio: “Fa’, o Signore, di questo pane onorato il corpo del tuo Figlio…”.” (Bibl. Kiev. Eccl. Soph., Cod. 219. fol. 2). Cfr. Vyšnevskij, o. c., 223.

[45] “La Vergine Madre di Dio in nessun modo, nemmeno per un istante, ha contratto il peccato originale. Così la santa Chiesa orientale e ancor più quella occidentale” (Bibl. Kiev. Eccl. Soph., Cod. 221, fol. 205; Cod. 219, fol. 104).

[46] Cfr. Slipyj, De valore, 210.

 

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