LA NASCITA DI GESU

LA NASCITA DI GESU

          Davanti il mistero sempre gratificante del Natale, che ci coinvolge a tutti in quanto cristiani, presentiamo questo elaborato su diversi aspetti della nascita di Gesù. In base a un’esposizione fatta da Sor Maria Xiqueta Melé Casas, SSVM, come presentazione orale per le lezioni. L’abbiamo modificato leggermente per renderlo più adatto a un post di blog e accessibile al pubblico non versato in questioni teologiche. Lo dividiamo in due punti: A) Introduzione; B) Analisi di Tommaso di Aquino en la Summa Teologica.

A) Introduzione:

I. Il parto di Maria

            Secondo la Genesi, una delle penne imposta a la donna fu quella di partorire i figli con dolore. I dolori del parto, sono considerati nella Sacra Scrittura come i massimi dolori che possono affliggere l’uomo.

            Il parto di Maria fu verginale e miracoloso (come la concezione); questo viene indicato da San Luca (2, 7): “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”, interpretato come tutte le azioni che Maria operò da sola, che male avrebbe potuto farlo di trovarsi con i dolori e molestie di un parto come qualsiasi altro.

            Non solo non vi fu dolore in Maria, ma vi fu summa iucunditas (somma gioia). È naturale la gioia della madre al vedere il figlio nato, e ancora maggiore quando si dà a luce il primogenito. In più, Maria, conosceva il mistero che si stava realizzando in lei: sapeva che suo figlio era il Figlio di Dio, il Messia che veniva a compiere le promesse fate a Israele. Tutto questo era per lei causa di somma gioia.

 II. Betlemme

           Era una tradizione profetica che il Messia doveva essere discendente di Davide (Isaia 11, 1: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse”), e che doveva nascere a Betlemme (Michea 5, 1: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele”). Cosi anche hanno risposto i Dottori della legge consultati da Erode (Mt 2,3): A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta.

             Il Signore, che fu concepito a Nazaret, ha voluto compiere l’oracolo dei profeti e nascere a Betlemme, approfittando la circostanza del censimento ordinato da Augusto. Questo fu realizzato secondo la abitudine ebraica e orientale: ognuno doveva iscriversi nel suo luogo di origine; e non secondo la abitudine romana, dove ci si scriveva nel posto della residenza.

III. Epoca della nascita

            Seguendo gli insegnamenti profetici, si prova di dimostrare la tesi che il Messia doveva nascere nei giorni in cui nacque. È chiaro, che i profeti presentano la venuta del Messia dopo le grandi calamità che afflissero Israele (Osea dopo la cattività nel regno del Norte; Isaia e Michea dopo le invasioni degli Assiri; Geremia e Ezechiele dopo la cattività di Babilonia; Daniele dopo la persecuzione di Antioco). Il Messia doveva venire a riparare i mali e a portare la pace.

            San Paolo parla dell’arrivo del Signore nella pienezza dei tempi. San Tommaso, mostrerà le ragioni per cui sostenere che il momento della nascita del Salvatore, era un segreto del Signore.

            Gli evangelisti segnalano la data storica della nascita al tempo del Re Erode, il cui regno durò 40 anni. Erode morì nella Pasqua dell’anno 750 di Roma (secondo Flavio Giuseppe), quando la Sacra Famiglia si trovava in Egitto. Poco prima di questo, doveva avvenire la nascita del Salvatore. La tradizione ecclesiastica segnala la data precisa nel 6 gennaio in Oriente (San Clemente di Alessandria) e il 25 di dicembre in Occidente (Tertulliano)[1].

B) Analisi nella Summa Teologica: ( Th., q. 35)

  1. La nascita di Gesù (aa. 1-2)

A) A chi va attribuita la nascita di Gesù, se alla persona divina o alla natura umana (a. 1)[2]:

Sed contra: Presenta qui l’autorità di San Giovanni Damasceno (sec. VII-VIII), chi afferma: “La nascita non è della natura ma dell’ipostasi”.

Risposta: Nell’attribuire la nascita possono considerarsi due elementi: a) il soggetto; b) il termine.

a) Soggetto: “ciò che nasce è l’ipostasi”. Ipostasi è un termine greco che significa soggetto, e nel caso dell’essere umano: persona. Quello che nasce è una persona: Nasce Carlo, nasce Giuseppe, Maria, ecc. Tutti hanno una natura umana e nascono secondo questa natura, ma quello che nasce è propriamente un soggetto, una persona.

            ‘Nascere’ è una forma di generazione; e si genera per esistere. Ma solo esistono gli esseri sussistenti (i soggetti) e non le forme non sussistenti, i quali esistono solo tramite un essere sussistente. La persona esprime una realtà sussistente, mentre che la natura solo la forma in cui questa realtà sussiste. La nascita viene perciò attribuita alla persona o ipostasi.

b) Termine: Il termine della generazione è una forma, che è la natura specifica o “via che mena alla natura”, secondo Aristotele. Il termine di una generazione è la natura. L’individuo (Carlo, Ana) nasce umano, in una natura umana. In questo senso, può dirsi che “la persona del Figlio è stata concepita ed è nata secondo la natura umana”. Ciononostante, non è “la natura quella che comincia ad esistere, ma è piuttosto la persona che comincia ad esistere in una natura” (ad3).

B) Quante nascite in Cristo (a. 2):

            Così le cose, possiamo domandarci se la nascita di Gesù dobbiamo attribuirla alla natura umana o a quella divina. Il ragionamento dell’Aquinate procede tramite i seguenti passi:

1 – Abbiamo visto che la nascita si attribuisce all’ipostasi (persona), come soggetto, ma si attribuisce alla natura come termine (è generato un individuo di certa natura: umana nel caso di ogni essere umano). Di modo che la nascita è un certo moto, che arriva a un termine. Orbene, insegna Aristotele: a termini diversi corrispondono moti diversi.

            In Cristo si riscontrano due nature, una (divina) ricevuta eternamente dal Padre, l’altra (umana) dalla madre nel tempo. Perciò, sarà pure necessario attribuire a Cristo due nascite, una eterna dal Padre, una temporale dalla madre[3].

  1. Maternità della Vergine Maria (aa. 3-4)

La Beata Vergine Maria è vera e naturale madre di Cristo: Basta che il corpo sia desunto dalla Vergine Madre e formato dal suo purissimo sangue[4]. Afferma l’Aquinate: “Il corpo di Cristo fu desunto dalla Vergine madre, e formato dal suo purissimo sangue. Ma questo soltanto si richiede per essere madre” [a. 3; c].

– Da parte della madre, la nascita di Cristo è naturale; da parte dell’azione dello Spirito Santo è stata miracolosa (dunque, Maria può essere con proprietà chiamata madre naturale) [a. 3; ad3].

– Concepimento e nascita sono concetti attribuiti alla persona o ipostasi, come già visto, e questo secondo la natura nella quale l’ipostasi in questione è concepita e nasce (se parliamo di un gato, di un cane, di un uomo). Avendo la persona divina del Verbo assunto la natura umana fin dalla concezione (perché l’incarnazione è avvenuta nell’unità dell’ipostasi del Verbo), si può dire con verità che Dio è stato concepito ed è nato dalla Vergine. Proprio per questo una donna è chiamata madre di una persona (perché l’ha concepita e partorita) – dunque, la Beata Vergine deve chiamarsi propriamente madre di Dio [a. 4, c.].

  1. Modo, luogo e tempo nascita (aa. 6-8)

A) Modo (a. 6): Saltando per il momento l’articolo che parla della filiazione (a. 5), perché più densamente teologico, si domanda adesso per il modo della nascita di Cristo (a. 6), dove rimanda a quanto detto in precedenza (q. 28, a. 2) sulla verginità di Maria nel parto, che sembra appoggiata dalla Scrittura (Is 7, 14) e teologicamente conveniente. Era stata intesa come un “non aprirsi le vie attraverso le quali deve uscire la prole” (non dilatazione dell’utero). Non vi fu corruzione alcuna, ergo neanche dolore, ma solo ‘massimo gaudio’ (maxima iucunditas).

            Nell’articolo in questione si limita a quanto detto. Ad ogni modo, in un articolo già precedente della seconda parte, sviluppava il seguente argomento in proposito di come la Genesi enumera i castighi temporali per il peccato del primo uomo e della prima donna: “I castighi ricordati in qualche modo colpiscono tutti. Perché tutte le donne le quali concepiscono sono soggette ai travagli e ai dolori del parto: eccetto la Vergine Santissima, la quale “concepì senza esser corrotta, e partorì senza dolore”, poiché il suo concepimento non avvenne secondo la legge naturale derivata dai nostri progenitori. Se poi alcune non concepiscono e non partoriscono, soffrono la sterilità; che è più grave delle sofferenze suddette”[5].

B) Luogo (a. 7): Ci sono due opere scritte nelle quali l’Aquinate parla del luogo della nascita di Gesù, nel commento al vangelo di San Matteo e nell’articolo citato della Summa Teologica:

– Commento a San Matteo (In Matt., c. 2):

Mt 2, 1-6: 1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele“.

– Betlemme di Giuda (v. 1): Si specifica che è ‘di Giuda’ per differenziarla di un’altra Betlemme, che è nella tribù di Zabulon. Betlemme simbolizza anche la Chiesa, nella quale è nato Gesù, che è il vero pane (Gv 6, 51: Io sono il pane vivo disceso dal cielo). A nessuno giunge la salvezza se non nella casa del Signore.

Gli risposero: A Betlemme di Giuda. Cosi infatti fu scritto dal profeta (v. 5)

            Cristo volle nascere a Betlemme per tre motivi:

1) Per evitare la gloria. Per questo scelse due luoghi: dove nascere (Betlemme) e dove patire (Gerusalemme). Cioè è contro quelli che cercano la gloria, che vogliono nascere in luoghi nobili e non vogliono patire in luoghi onorevoli (Gv 8, 50: Io non cerco la mia gloria).

2) Per confermare il suo insegnamento e mostrare la sua verità: Se fosse nato in qualche grande città, si sarebbe potuto ascrivere la virtù del suo insegnamento alla capacità umana.

3) Per mostrare che era della stirpe di Davide (Lc 2, 4): Giuseppe e Maria andavano a Betlemme per il censimento, essendo essi della casa e della famiglia di Davide

            La scelta di questo luogo non è lontana dal mistero, dal momento che Betlemme si traduce come ‘casa del pane’, e Cristo è quel pane vivo che è disceso dal cielo (Gv 6, 51).

Nel articolo citato dalla Summa Teologica, insiste solo in due argomenti:

1) Per mostrare che era della stirpe di Davide e mostrare l’adempimento della promessa messianica (Lc 1, 69).

2) Dal senso misterico (etimologico): Di Betlemme come ‘casa del pane’.

C) Tempo (a. 8): La spiegazione è abbastanza esplicita nel commento a San Matteo (In Matt. 2) [187].

– Al tempo del re Erode (2, 1): Dice “Re” per distinguerlo dall’altro Erode (colui che uccise Giovanni; era figlio del re Erode, ma non fu re, solo tetrarca o governatore di Galilea)

– La Sacra Scrittura fa menzione di questo tempo per due ragioni:

1) Per mostrare il compimento della profezia di Giacobbe (Gen 49, 10: Non sarà tolto lo scettro da Giuda, né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene, e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli”). Erode fu il primo straniero che regnò in Giudea.

2) Una malattia maggiore richiede un medico maggiore e migliore: il popolo d’Israele era in una massima afflizione, sotto il dominio pagano; si richiedeva perciò un massimo consolatore. Nelle precedenti afflizioni venivano loro mandati i profeti, ma adesso per la grandezza dell’afflizione, veniva loro mandato il Signore dei profeti.

            Nella Summa Teologica, solo insiste nel fatto che Cristo, come Signore e Creatore di tutti i tempi, poteva scegliere dove e quando nascere, seguendoci che è nato nel tempo più opportuno.

 

[1] Sull’esattezza della data del 25 dicembre come giorno del Natale del Signore, abbiamo nel passato ormai pubblicato due articoli: Il primo, elaborato in base ad altrui ricerche e analisi è: https://bibbia.vozcatolica.com/2015/01/02/25-dicembre-data-storica/. Il secondo: Il mistero del Natale, la sua mistica ed esattezza (https://bibbia.vozcatolica.com/2021/12/26/il-mistero-del-natale-la-sua-mistica-ed-esattezza/#_ftn1). Un altro approccio: Il Natale: la sua data, Chesterton e Betlemme (https://bibbia.vozcatolica.com/2016/12/20/547/).

[2] Un’analisi simili lo troviamo nel commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, opera giovanile dello stesso San Tommaso, concretamene: In III Sent., d. 8, a. 2.

[3] Quest’ultimo pure nel Compendio di Teologia, dello stesso San Tommaso; cfr. cap. 212. Nell’opera ormai citata (In III Sent., d.8, a. 4), ambedue nascite sono chiamate processioni: una eterna, l’altra temporale.

[4] È stata già analizzata dall’Aquinate la questione della materia (q. 31, a. 5): “se il corpo di Xto. si è formato dal sangue della Vergine”, e del principio attivo (q. 32, a. 4): “se la Madre è solo principio passivo”, cosa creduta nella medicina del suo tempo.

[5] Cfr. Tommaso di Aquino, S. Th., II-II, q.164, a. 2, ad3.

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