IL MISTERO del NATALE: La sua mistica ed esattezza

IL MISTERO del NATALE: La sua mistica ed esattezza

Il presente scritto ha due parti: Nella prima cercheremo di completare qualche informazione già servita nel nostro blog da qualche articolo precedente riguardo la data esatta del Natale del Signore, mentre che nella seconda cercheremo di esporre delle brevi omelie sul senso spirituale del Natale riguardanti specialmente il nostro mondo di oggi e la situazione di angoscia e soffocazione che ci tocca vivere.

  1. Precisioni sull’esattezza della data del Natale del Signore

            Ci sono stati due articoli da noi pubblicati nei quali abbiamo voluto esporre degli studi seri riguardanti la problematica della data del Natale del Signore. Il primo era un articolo di Tommaso Federici, dalla rivista 30 Giorni di novembre 2000, intitolato: 25 Dicembre, una data storica.[1] Il secondo era una riflessione nostra, dove riprendevamo in un primo punto l’argomentazione della datazione storica e l’esattezza della data del 25 dicembre, e completavamo con due sezioni tratte dalle opere del celebre scrittore cattolico G. K. Chesterton come punti di riflessioni e analisi sull’argomento. Il titolo del nostro articolo era: Natale: la sua data, Chesterton e Betlemme.[2]

Iniziamo con il primo punto di quest’ultimo, per rinfrescare quelli concetti riguardanti l’esattezza della data del 25 dicembre:

«Si dice che per il Natale cristiano fu scelta la data del 25 dicembre solo per sostituire la festa pagana del Sole invitto.

Di per sé, anche se questo fosse vero, non sarebbe un motivo per screditare il cristianesimo, che ha talvolta voluto innestarsi su pratiche, feste e costumi sociali già esistenti, a volte re-proponendoli (perché tutto ciò che è umanamente buono e vero il cristianesimo non lo rigetta e lo recepisce: San Tommaso afferma che tutto ciò che è vero viene in ultima analisi da Dio), a volte riformandoli e trasfigurandoli.

I rotoli delle grotte di Qumram, nel Mare Morto.

Detto questo, oggi numerosi studiosi ritengono che la data del 25 dicembre sia più che fondata. Infatti, basandosi sul calendario solare biblico ritrovato a Qumran (sulle rive del Mar Morto) e ricostruendo i turni di servizio dei sacerdoti ebrei, si è scoperto che Zaccaria, che quando riceve l’annuncio della nascita del figlio Giovanni era in servizio al Tempio di Gerusalemme (cfr. Luca 1,5ss.) esercitava tra il 24 e il 30 dell’ottavo mese (ultima decade del nostro settembre). La nascita del Battista avvenne dunque circa nove mesi più tardi, cioè proprio in prossimità del 24 giugno, giorno della festa liturgica di san Giovanni. Non solo: giacché Luca 1,26 colloca l’annunciazione a Maria nel sesto mese di gravidanza della cugina Elisabetta, la data del concepimento di Cristo andrebbe collocata verso fine marzo. Quindi la data del 25 dicembre (9 mesi dopo il concepimento, avvenuto a fine marzo) è del tutto logica. Inoltre, che la nascita di Cristo sia avvenuta in inverno è confermato dal fatto che i censimenti (il vangelo di Luca accenna a quello eseguito da Quirino) si svolgevano in tale stagione. Non fa difficoltà neanche la presenza dei pastori in quella stagione, perché gli inverni palestinesi erano molto miti e ciò rendeva praticabile la pastorizia. Inoltre, la fonte cristiana più antica che parla del 25 dicembre è Ippolito Romano nel 214; a Roma invece il culto del dio Sole fu introdotto dall’imperatore Eliogabalo fra il 218 e il 222, lasciando oscillante la data della festa, poi fissata al 25 dicembre da Aureliano solo del 274».

  1. Precisioni sull’esattezza dell’anno del Natale del Signore

Passiamo adesso alla questione dell’anno della nascita del Signore: Fu veramente il punto zero? (non l’anno zero che propriamente non esisterebbe).

L’opinione corrente degli storici non va in questa direzione, dal momento che il computo cronologico della vita di Erode il Grande si basa su Giuseppe Flavio, che ne è praticamente il più autorevole informatore. Egli asserisce che la proclamazione di Erode a re di Giudea avvenne nel corso della olimpiade 184ª, terminata il 30 giugno del 40 a.C., “essendo consoli Gnaeus Domitius Calvinus per la seconda volta e Gaius Asinius Pollio” [3], mentre la sua morte, dopo 37 anni di regno, secondo la comune opinione degli storici, viene riportata al 4 a.C.

Come risolvere il problema? È stato Eusebio, nella Storia Ecclesiastica, a ricordarci che Gesù nacque nell’anno 42° del regno di Augusto, il 28° della sottomissione dell’Egitto e della morte di Antonio e Cleopatra, quando si compì la dominazione dei Tolomei in Egitto.[4] Egli nacque nel primo censimento, quando Quirinio governava la Siria. Eusebio ricorda anche che lo stesso Giuseppe Flavio, “il più celebre degli storici ebrei”, parla di Quirinio, membro del senato, mandato da Cesare in Siria per “essere giudice del popolo e censore dei beni”, in connessione con Giuda il Galileo nei giorni del censimento.[5] Mostra Eusebio anche di essere informato sulle vicende di Erode e come già Mosè ne avesse profetato l’elezione a re, primo re non giudeo, in conformità alla profezia di Gen 49,10.[6] Giuseppe Flavio ne era a conoscenza, e così – ancora lo ricorda Eusebio – dopo la strage di Betlemme e la fuga in Egitto, egli conosceva la sua morte atroce, raccontata nelle due opere più importanti.[7]

Giuseppe Flavio (Yosef ben Matiyahu: Giuseppe figlio di Mattia”); fu un grande scrittore ebreo, cronista della guerre di Palestina delle legioni romane contro gli ebrei nel 66/ 60 d.C.

Se la morte di Erode fosse avvenuta in un supposto 4 a.C., ben prima della nascita di Gesù, Eusebio non se ne sarebbe forse accorto? Sono soltanto i curatori delle opere di Eusebio e di Giuseppe Flavio che notano la necessità di anticipare la nascita del Salvatore di ben due anni (o più), forse per far concordare la consequenzialità dei fatti. Altra ipotesi, come pensano molti curatori dell’opera di Giuseppe Flavio, potrebbe essere semplicemente che egli abbia sbagliato nel riferire le date. Così va notato che, avendo offerto (Giuseppe) una gran quantità di materiale cronologico relativo al regno di Erode, essendo in parte connesso ad errori, in parte ad ambiguità, si può correlarlo a differenti cronologie.[8]

In vari punti delle Antichità Giudaiche infatti, i conti non tornano, come fanno notare vari curatori. Giuseppe Flavio scrive (XIII, 236): «Antioco … invase la Giudea nel 4° anno del suo regno e nel 1° anno del governo di Ircano, nella olimpiade 162ª». Qualche curatore osserva che tali date non risultano sincronizzate, in quanto le prime due risalgono al 135/4 a.C., mentre l’olimpiade 162ª comincia nel luglio 132 a.C.: sono necessari perciò degli aggiustamenti.[9] Invece, secondo la datazione ‘reale’, tale olimpiade va dal luglio 135 al luglio 132 (secondo l’era di Dionigi dal luglio 136 al luglio 133).[10] Un altro punto dove i conti non tornano si trova in Antichità Giudaiche XIV, 389, dove si pone la proclamazione di Erode a re «nella olimpiade 184ª, essendo consoli Gnaeus Domitius Calvinus per la seconda volta e Gaius Asinius Pollio» – testo già citato da noi -, il curatore (da noi citato) non è soddisfatto, in quanto l’olimpiade terminò “diversi mesi prima”.[11]

Non tutti i dati cronologici della vita di Erode il Grande come li presenta Giuseppe Flavio sono da ridatare, ma solo alcuni. Lo stesso Eusebio di Cesarea, storiografo cristiano antico, cita alcuni dettagli tramandati da Giuseppe rendendoli molta credibilità. Eusebio sapeva bene, ad esempio, che Giuseppe conosceva come Archelao succedette ad Erode, in seguito al testamento del padre e alle decisioni di Augusto, e cita ancora Giuseppe, per il quale «l’anno 12º del regno di Tiberio – succeduto nel potere supremo ad Augusto, che aveva esercitato l’autorità per 57 anni – Ponzio Pilato ottenne il governatorato della Giudea e vi restò 10 anni interi, quasi fino alla morte di Tiberio». Scrive anche: «il 15° anno del governo di Tiberio Cesare, il 4° del governo di Ponzio Pilato, essendo tetrarchi Erode, Lisania e Filippo del resto della Giudea (Lc 3, 1-3), circa il 30° anno della sua vita, Gesù venne al battesimo di Giovanni e cominciò la sua evangelizzazione».[12] Tutte notizie che coincidono con i calcoli di Dionigi. I dati riportati da Eusebio sembrano precisi e se Gesù fosse nato prima del tempo stabilito, lui l’avrebbe senz’altro notato.

Tornando ai dati su Erode riportati da Giuseppe, Fidalto fa ricordare che Sesto Giulio Africano, dopo aver ricordato una serie di fatti, compresi i 34 anni del regno di Erode (già proclamato dal senato e dall’Augusto), scrive che allora si era nell’olimpiade 186ª (e non 184ª come riportato da Giuseppe Flavio, secondo abbiamo visto).[13] Questo comporta un ritardo di otto anni (perché le olimpiadi si enumerano ogni quattro anni). Questo dato coinciderebbe con quello che lo stesso Giuseppe riporta sulla battaglia di Azio, che «ebbe luogo nella olimpiade 187ª», «nel settimo anno del regno di Erode».[14] Questa connessione della battaglia di Azio, verificata sul dato delle olimpiadi e avvenuta sul 7° anno di Erode, obbliga a portare la venuta di quest’ultimo a Roma nel 34 o 35 a.C. Essendo vissuto circa 70 anni, dopo i 37 del regno potrebbe essere morto nel 2 d.C. (dal momento che vi era stata un’eclisse di luna l’ 8 novembre di quell’anno, come riportato da Giuseppe), o anche uno o due anni più tardi. Questa data è interessante, in quanto sia Origene che Eusebio pongono la visita dei Magi a Betlemme quando Gesù aveva due anni; fuggito in Egitto, dove rimase altri due anni, ritornò di là, quando aveva quattro anni e quello era il 1° anno di Archelao, il 45° di Augusto.[15]

Erode il Grande: re di Giudea, Samaria, Galilea e Idumea tra il 37 a.C. e il 4 a.C. (o forse sei anni dopo).

Se fossero certe queste ipotesi, Erode il Grande non sarebbe morto il 4 a.C. come si accetta attualmente, ma nel 2 o forse 4 d.C. Di solito si pensa che i figli che gli succedettero nel regno (diviso in quattro parti), e dei quali conosciamo pure le date, gli sarebbero succeduti dopo la sua morte, ma se dimentica che questa supposizione è stata causa di errori pure nel caso dei re di Israele e Giuda. In parecchie occasioni, infatti, quando un re nominava un figlio come co-reggente, il regno del figlio si sovrapponeva a quello del padre per diversi anni. Si presenta pure come una prova della morte di Erode il 4 a.C., l’eclisse di luna visibile a Gerusalemme il 13 marzo di quell’anno, l’unica eclisse ricordata da Giuseppe Flavio. La morte di Erode cadrebbe dopo tale eclisse e prima della Pasqua successiva. Ma la difficoltà nell’accettare questa tesi sta nel fatto che diverse altre eclissi di luna vi furono, sia nel 2 a.C., sia nell’1 a.C., sia dopo Cristo, nel 2 d.C. (8 novembre), il 4 maggio e as ottobre del 3 d.C., il 16 ottobre del 4 d.C., il 9 febbraio e pure a dicembre del 9 d.C.[16]

D’altronde, non ci sono ragioni sufficienti per sostenere che Gesù non sia vissuto 33 anni, come dicevano i Padri e gli storici antichi, compreso Dionigi, Beda e l’abate Felice,[17] pur se la maggioranza degli studiosi hanno stabilito che sia morto alcuni anni prima. Fidalto conclude dicendo che “si può celebrare l’anno 2000, ammettendo però che, nato il 25 dicembre di un anno zero (o 1 a.C.), Gesù compiva un anno il 25 dicembre del 1 d.C., e … 2000, lo stesso giorno dell’anno 2000.[18]

  1. Il senso spirituale del Natale   a) Omelia della solenne veglia di Natale, il 24/12/2021 sera:

In un racconto della nascita di Cristo, fatto da una badessa del monastero delle Benedettine a Montefiascone, nel secolo XVIII: Maria Caterina Baij, si legge puntualmente le seguenti parole, pronunciate dallo stesso Signore Gesù: «Mentre la mia Madre stava godendo la divinità e Giuseppe le divine dolcezze e consolazioni celesti, uscii alla luce e nacqui in modo ammirabile, lasciando la mia Madre, Vergine purissima ed arricchita di grazia».[19] E continua: «Uscito dall’utero verginale, prima che tornassero ai propri sensi la mia diletta Madre e Giuseppe, adorai l’eterno mio Padre con profonda genuflessione, e di nuovo lo ringraziai, e mi offrì tutto a Lui».[20]

Rappresentazione della nascita di Gesù

Conosciamo la storia della nascita di Gesù a Betlemme, in mezzo alla povertà, al freddo, alla vicinanza della natura in tutta la sua nudità ma con la consolante compagnia di Maria Santissima e San Giuseppe. Gesù era cosciente di questo e di tutto quello che lo circondava. La Scrittura lo afferma quando dice, nella lettera agli Ebrei: Entrando nel mondo dice: Non hai voluto sacrificio, né oblazione, ma tu mi hai preparato un corpo (10,5). Ecco, vengo per fare la tua volontà (10,9). Sono le parole del Verbo nell’entrare nel mondo, perché era cosciente di quello che faceva. Era cosciente dei limiti che assumeva quando si incarnava, quanto piccolo si tornava quando si faceva uomo, più il freddo e le sofferenze che sapeva vivevano Maria e Giuseppe. Il segreto sta nell’atteggiamento di ringraziamento e di offerta che Gesù fa dei suoi limiti al Padre: «Adorai l’eterno mio Padre (…), di nuovo lo ringraziai, e mi offrì tutto a Lui (…) Io accoglievo tutto questo e lo offrivo al Padre mio».

Questo Natale, che per grazia di Dio stiamo celebrando – l’anno scorso non siamo riusciti – deve farci riflettere su come fare quando abbiamo siamo circondati da tanti limiti. Oggi pure lo siamo: limiti alla nostra libertà, al raduno, paura di ammalarci, paura e piccolezza di non sapere quando tutto questo finirà. Quello che dobbiamo fare è quello che il bambino Gesù ha detto che faceva: adorare, ringraziare Dio, e offrirsi, offrire tutto ciò che abbiamo, tutto quello che ci capita, anche le cose che non ci causano piacere. Nella misura che offriamo e accettiamo quello che si mostra come volontà di Dio in noi, scopriremo la felicità pure nel nostro piccolo e nella nostra indigenza, scopriremo la vera pace che consiste nel fare totalmente la volontà di Dio, scopriremo il vero senso del Natale come l’ha vissuto Gesù nel venire al mondo. Forse per questo motivo Dio permette che ci capiti tutto quello che accade, ma ci invita a guardare Lui e non avere paura.

È proprio di questo tempo l’esortazione è a vivere davanti al Signore e di affrontare le difficoltà con calma, ma con gioia e decisione. Diceva anche San Pio di Pietrelcina: «Vive allegra e coraggiosa, almeno nella parte superiore dell’anima in mezzo alle prove che il Signore ti pone… Vive allegra e coraggiosa, perché l’Angelo che preconizza la nascita del nostro piccolo Salvatore, canta annunziando allegrezza, pace e felicità agli uomini di buona volontà… Per accoglierlo, basta essere di buona volontà».

Chiediamo al santo Bambino che nasce tra noi, per intercessione di sua Madre Santissima e del suo santo padre adottivo, San Giuseppe che ci doni una vera e sincera buona volontà interna, ma volontà retta come Dio la vuole, di tutto offrire e di tutto lodare e ringraziare il Signore. Lui metterà il resto da parte sua. Lo chiediamo umilmente e fiduciosamente.

b) Omelia della solennità del Natale, il 25/12/2021:

 Celebriamo oggi una delle feste più care e tenere dell’anno liturgico. Si tratta propriamente di una solennità (festa grande), la seconda in importanza dopo il Triduo Pasquale della Passione, morte e Risurrezione del Signore. Ci si vuole oggi dare a questa festa tanti altri nomi: Festa della famiglia, della pace (…) Per alcuni nemmeno quello, perché non accettano nessun riferimento religioso, come per l’Unione Europea, la cui commissione per l’uguaglianza ha raccomandato che non venga chiamata: “festa di Natale” e perfino che si evitino gli stessi auguri di “Buon Natale”.

È chiarissimo invece che il riferimento e origine e il fondamento del Natale è solo uno, il che si vede nel suo vero nome: «Natale del Signore Gesù Cristo». Gesù significa “Dio salva”, o “Lui che salva”. Cristo significa Messia, Unto, inviato da Dio. Queste sono le parole dell’angelo a San Giuseppe: «Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati» (Mt 1,21).

Gesù è dunque il Salvatore, e questo è il vero significato del Natale, l’unico e il più profondo: «Commemorare la salvezza di Dio». Senza di lui non ci sarebbe nessuna speranza, e perfino quei momenti allegri di questa vita (pochi o molti) sarebbero solo dei piccoli lampi senza speranza. Immaginate quello che significa vivere senza speranza alcuna. Quanti suicidi si sarebbero, più di quelli che ci sono attualmente. Quando uno è malato o in una situazione di invalidità, di disaggio, sembra che quello che soffre non finirà mai. Immaginiamo che sarebbe trovarsi, dopo questa vita che porta già i suoi dispiaceri, con un’eternità buia, senza conoscenza e senza godimento, ricevendo invece i castighi dalla giusta ira di Dio. Sant’Agostino rappresenta molto bene questa situazione: «Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto».[21] E per me, per te, che Dio si è fatto uomo.

Oggi ci vogliono far vivere pure senza speranza, prigionieri di questa pazzia collettiva: Terza, perfino quarta dose! Con le nuove norme sancite ieri non si potrebbe andare a prendere nemmeno un caffè al bar, neanche in bancone, senza essere vaccinato! Nemmeno con il tampone fatto! E poi dicono che anche i vaccinati potrebbero ammalarsi; di modo che ci si domanda a cosa serve tutto questo. Tutto sembra fatto per lasciarci nell’ostracismo e nella paura, perché l’uomo pauroso, rimpicciolito, non potrà mai dare gloria a Dio né fare pienamente la sua volontà, perché per farla ci vuole la magnanimità, il coraggio di fare grandi cose per il Signore, per noi e per gli altri. Vogliono che accettiamo tutto senza dire niente, sommersi come in un sonno, un sonno di paura e di morte. Invece, Cristo è venuto per dirci: «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5,14).

Nella vita tutto domanda sforzo, specialmente le cose buone domandano un grande sforzo. La nostra salvezza è l’affare più buono; molto di più essa domanderà ancora tanto sforzo da parte nostra, ma il potere di Dio lo fa possibile. Bisogna chiederlo insistentemente nella nostra preghiera al bambino Gesù: «Tu vieni a portarci la pace. Tu sei la nostra pace! Tu solo puoi fare di noi “un popolo puro” che ti appartenga per sempre, un popolo “zelante nelle opere buone” (Tt 2,14)», come ci insegnava il santo Padre San Giovanni Paolo II. Ma bisogna domandarlo costantemente, con grande fiducia nella sua Provvidenza e senza paura: «Il fulgore della tua nascita illumini la notte del mondo. La potenza del tuo messaggio d’amore distrugga le orgogliose insidie del maligno. Il dono della tua vita ci faccia comprendere sempre più quanto vale la vita di ogni essere umano».[22]

L’atteggiamento richiesto da parte nostra sarà quello stesso di Gesù nel mondo. Riflettevamo appunto ieri su questi atti di offerta. Lui si offre al Padre e ci insegna a fare altrettanto. Tanto più dovrebbe applicarsi per noi, che siamo veramente deboli e indigenti e pieni di peccati: «Eccomi, Padre mio amantissimo, prostrato ai vostri piedi. Mi consacro tutto a voi e mi offro, pronto ad eseguire la vostra adorabile e santissima volontà. A voi mi sacrifico per la salvezza di tutto il genere umano».[23]

Che il Signore e sua Madre Santissima ci insegnino a fare nostra quest’offerta semplice e sincera, a vivere con serenità e fiducia la nostra donazione a Dio, affinché si compiaccia di noi e ci permetta di essere strumenti della sua pace pure per i nostri fratelli. Da noi dipende in grande misura il vivere con speranza, e l’aiutare i nostri che la vivano pure loro.

 

[1] Pubblicato sul nostro blog: https://bibbia.vozcatolica.com/2015/01/02/25-dicembre-data-storica/. L’articolo originale in: http://www.30giorni.it/articoli_id_12293_l1.htm.

[2] Pubblicato sul nostro blog: https://bibbia.vozcatolica.com/2016/12/20/547/.

[3] Cfr. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XIV, 389 e XVII, 191. Citato da Giorgio Fidalto, Quando festeggiare il 2000? Problemi di cristologia cristiana, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, 52-53 [nota 105] con dei riferimenti delle edizioni critiche ivi indicate; Giulio Africano, Ex libris [PG X, col. 86].

[4] Cfr. Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, I, 5, 2ss.

[5] Fatto ricordato nelle due opere importanti di Giuseppe Flavio: Antichità giudaiche, XVIII, 4; Guerre giudaiche, II, 118.

[6] Cfr. Eusebio, Storia ecclesiastica, I, 6, 1ss. Gen 49,10: Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga colui al quale esso appartiene e a cui ubbidiranno i popoli.

[7] Cfr. Gius. Flavio: Antichità giudaiche, XVIII, 168-170; Guerre giudaiche, I, 656-660; 662; Eusebio, Storia, I, 8.

[8] Così G. Fidalto, Quando festeggiare il 2000? 53-54, chi cita il lavoro di cura di W. E. Filmer, The chronology of the reign of Herod the Great, JTS, XVII (1966), 283-298.

[9] Cfr. Gius. Flavio, Antichità giudaiche, XIII, 236. L’opera curata è: Josephus VII, ed. R. Marcus (1980), 346-347.

[10] La “era Dionigi”, così chiamata a causa di Dionigi il Piccolo, grande esperto in traduzione greche – latine, canonico e computista, chi, incaricato dal papa Giovanni I, nel 525 d.C. compilò una tavola pasquale, raccolte con degli altri studi nel Libro sulla Pasqua (Liber de Pascha), seguendo il computo alessandrino della Pasqua (ciclo di 19 anni). Lui proseguì il computo esistente per una scadenza di 95 anni a partire dell’anno 248 dell’inizio del regno di Diocleziano, secondo il calendario alessandrino usato fino all’epoca. Dionigi preferì calcolare gli anni a partire dell’Incarnazione di Cristo, dando inizio alla cosiddetta ‘era cristiana’. Mutò l’anno 248 dell’imperatore con l’anno 532, che al suo giudizio indicava gli anni passati dalla nascita di Gesù. Solo che lui ha computato l’anno zero come quello della nascita di Gesù. Per arrivare alla datazione ‘reale’ bisognerebbe sottrarre un anno di quella di Dionigi, perché l’anno zero propriamente non esiste.

[11] Cfr. Josephus VII, ed. R. Marcus (1980), 652-655 (cfr. G. Fidalto, Quando festeggiare il 2000? 55).

[12] Cfr. Eusebio, Storia ecclesiastica, I, 8, 16; 9, 2, in riferimento a Antichità Giudaiche, XVIII, 32-33. 35, 89.

[13] Cfr. Giulio Africano, Ex libris [PG X, col. 85s.].

[14] Cfr. Gius. Flavio, Antichità giudaiche, XV, 109. 121. Josephus VIII, 52-53. 59.

[15] Questi dati appartengono a un’edizione critica delle opere di Origene di E. Klostermann, fragm 23 [GCS, 41], Leipzig 1941, 25. Riguardo l’altra testimonianza: Cfr. Eusebio di Cesarea, Questiones ad Stephanum, XVI, 2 [PG XXII, col. 933-936], citati da G. Fidalto, Quando festeggiare, 57 [nota 125].

[16] Cfr. Gius. Flavio, Antichità, XVII, 167. Josephus VIII, 448s. Alcuni dei dati nell’edizione critica citata di W. E. Filmer, The chronology, 283s., 296s., citata da G. Fidalto, Quando festeggiare, 59.

[17] Cfr. Clem. Alexandrinus, Stomata, I [PG VIII, col. 885]; Chronicon Paschale [PG XCII, col. 546-547].

[18] Cfr. G. Fidalto, Quando festeggiare, 60.

[19] Maria Caterina Baij, Vita Interna di Gesù Cristo, Monastero ‘San Pietro’, Montefiascone 2008, 26. Nel secolo fu Cecilia Felicita (1694-1766), e dal 1739, già badessa a Montefiascone, iniziò a trascrivere questi colloqui, sui quali ci avverte: «creda di essere questa materia scritta da me solamente, ma intesa tutta e dettata dalla voce divina, con un modo ammirabile e particolare» (p. V).

[20] Vita interna, 27.

[21] Cfr. Sant’Agostino, Discorsi: Disc. 185; PL 38, 997-999.

[22] SS. PP. Giovanni Paolo II, Omelia nella santa messa di mezzanotte (24/12/2003) [https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/2003/documents/hf_jp-ii_hom_20031224_christmas-night.html].

[23] Maria Caterina Baij, Vita Interna di Gesù Cristo, Monastero ‘San Pietro’, Montefiascone 2008, 171.

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