Abusi, giornalista dice la verità sui numeri

Abusi, giornalista dice la verità sui numeri: rimossa

Trascriviamo un articola della Nuova Bussola Quotidiana.

Licenziata per aver detto la verità. È quello che è successo a Karine Dalle, fino a dieci giorni fa direttrice della comunicazione della Conferenza episcopale francese. Alla giornalista sono stati fatali alcuni tweet ed un’intervista in cui ha provato a contestualizzare i numeri del Rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica.

La giornalista Karina Dalle

Licenziata, probabilmente, per aver detto la verità. E’ quello che è successo a Karine Dalle, fino a dieci giorni fa direttrice della comunicazione della Conferenza episcopale francese. Alla giornalista, già delegata per la comunicazione dell’arcidiocesi di Parigi, sono stati fatali alcuni tweet ed un’intervista in cui ha provato a contestualizzare i numeri del Rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica.

Secondo il report, pubblicato lo scorso 5 ottobre, i minori vittime di abusi sessuali negli ambienti ecclesiastici francesi sarebbero stati 330mila negli ultimi 70 anni. Una cifra monstre riportata subito da giornali e tv con grande enfasi. Già all’indomani di quella pubblicazione, però, La Nuova Bussola Quotidiana aveva evidenziato come 330mila non fossero i casi effettivamente accertati nell’inchiesta, ma il risultato dei calcoli approssimativi fatti dai membri della Ciase.

Una circostanza sottolineata su Twitter anche da Karine Dalle in risposta agli haters della Chiesa cattolica. La giornalista, inoltre, si è spinta a ricordare a chi agitava le fiaccole per il rogo virtuale del clero tout court, che anche volendo dare per buona la stima del rapporto, 114mila dei casi ipotizzati venivano attribuiti ai funzionari laici. Da direttrice della comunicazione della Conferenza episcopale francese, poi, aveva difeso la posizione del presidente, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, finito nel tritacarne mediatico per aver affermato che “il segreto della Confessione ci viene richiesto e in questo senso è più forte delle leggi della Repubblica”.

L’indignazione di chi pretendeva l’abolizione del sigillo sacramentale nei casi di pedofilia sull’onda dello scandalo per la pubblicazione del rapporto – ignorando il fatto che la sua inviolabilità è fondata sul diritto divino – ha portato persino il Ministro dell’Interno, Gerald Darmanin a convocare il capo dei vescovi francesi per un chiarimento. In un’intervista a Solène Tadié del National Catholic Register, Karine Dalle aveva sostenuto che monsignor Moulins-Beaufort aveva semplicemente “detto la verità”.

“Questa verità – aveva aggiunto la giornalista – non è ascoltata in Francia dai non cattolici, e non è comprensibile in Francia tra i dibattiti sul cosiddetto separatismo religioso”. Tanto era bastato per farla finire nella consueta shitstorm anticlericale dei social che, con ogni probabilità, è stata decisiva per l’interruzione della sua collaborazione con la Conferenza episcopale francese. La notizia del licenziamento sarebbe stata confermata dal segretario generale della Cef, padre Hugues de Woillemont, che avrebbe spiegato come il periodo di prova della direttrice – iniziato solamente lo scorso 1 settembre – non sarebbe stato prolungato.

Una rimozione che, se motivata da queste circostanze, suscita amarezza soprattutto alla luce del fatto che la linea della fermezza di fronte alle pressioni da Oltralpe per porre fine alla segretezza della Confessione sembrerebbe essere stata sposata da Papa Francesco in persona. Infatti, secondo quanto riferisce Franca Giansoldati, vaticanista de Il Messaggero, il Pontefice regnante, nei giorni scorsi, avrebbe affermato in una riunione di capi di dicastero: «Il sigillo del sacramento della confessione è sacro e inviolabile. Un punto che rimarrà fermo e irrinunciabile; per difenderlo sono disposto a metterci tutto il mio peso magisteriale».

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