L’esegesi e lo svuotamento attuale della Sacra Scrittura

Presentiamo un articolo – non di nostra elaborazione – scritto ormai da parecchi anni, molto illuminante e chiaro sulla situazione dell’esegesi, ricerca e studi nel campo biblico. Quando l’autore scriveva queste righe, si trovavano ancora molto in vigore certe correnti protestanti razionalistiche o ideologiche (come quella derivante del metodo della storia delle forme o altri).[1] Queste correnti erano già entrati in campo cattolico, specialmente in ambienti di università cattoliche e di studiosi di esegesi, dove sembrava che si sviluppava un grande ‘complesso di inferiorità’ riguardo a ogni ricerca (addirittura ogni singolo) che non facesse dei metodi storici critici il cardine delle loro idee e la regola principale dei suoi studi).

Oggi la situazione è certamente molto più allarmante, perché praticamente in gran parte dei seminari, case di formazione, università e perfino scuole cattoliche, non esclusi le stesse lezioni di catechismo, si insegnano (‘insegnare’, a modo di dire), delle idee che stanno in totale e aperta contraddizione con la Fede cattolica, e si negano – e perfino si prendono in giro – verità di Fede elementari (come la verginità della Madonna, ad esempio) di modo grossolano. E questo con il silenzio (si direbbe ‘complicità’) di chi dovrebbero mettere rimedio o almeno chiamare l’attenzione. Abbiamo perciò pensato che quest’articolo dovrebbe essere di grande utilità.

L’articolo si trova originalmente in spagnolo. La traduzione italiana che possiamo fornire non è nostra e non siamo riuscite a rivederla completamente, ma consideriamo che il suo contenuto si capisca bene. Lo presentiamo in file scaricabile di PDF – non riconosciuto – e con alcune annotazioni propri di una bozza.

[1] Si può vedere, al riguardo, un nostro precedente articolo su quest’argomento in: https://bibbia.vozcatolica.com/wp-admin/post.php?post=220&action=edit

L ’ESEGESI E LO SVUOTAMENTO ATTUALE DELLA SACRA SCRITTURA

Parpiro Rylands P 52, con il testo del Vangelo di San Giovanni (18, 31-33 dal verso e 18, 37-38 dal retro). Datato come risalente agli anni dal 125 al 160.

In questo tempo di apostasia in cui viviamo, la Sacra Scrittura e la Tradizione sono i due pilastri che ricevono l’attacco più intenso e costante. Indeboliti questi due pilastri, si mina tutto l’edificio architettonico della Teologia, trascinando nella sua caduta il Magistero della Chiesa – togliendo consistenza alle sue basi di sostentamento – fino ad arrivare, alla fine, alla distruzione della stessa fede cattolica, della quale il Magistero è norma prossima.
Il progressismo o modernismo è una delle cause principali della sovversione ecclesiale che “ancora oggi vediamo rivivere in certe espressioni nuove della vita religiosa, aliena alla genuina Religione Cattolica”.[1] Questa tendenza si caratterizza, tra l’altro, per esaltare in teoria fino all’apoteosi determinati valori che, dopo, nella pratica, finisce per distruggere. Così, per esempio, ha esaltato la Sacra Scrittura in onore di una minimizzazione della Tradizione, del Magistero e dell’Eucaristia, per polverizzarla dopo bombardandola con mille ipotesi innovative e estranee all’opinione comune della Chiesa di tutti i secoli. Questo elevare per ribassare è un segno in più dell’incoerenza insanabile nella quale si dibatte il progressismo cristiano.
Ma non rimane lì la cosa: con lambiccata ermeneutica, sono riusciti a fare della Sacra Scrittura una sorta di libro ermetico, no “propter homines” (per gli uomini) bensì “propter electos” (solo per gli eletti), non il Libro del cattolicesimo universale bensì il testo di piccolo gruppo di iniziati, unici capaci di interpretarla perfettamente.

Divideremo questa analisi in tre parti:
I. Gravità della situazione attuale nel campo biblico;
II. Fronti di attacco alla Bibbia;
III. Avvertenze per una migliore interpretazione della Sacra Scrittura.

[1] Paolo VI, Ecclesiam Suam. n° 29, in Colección de Encíclicas Pontificias. Guadalupe, Buenos Aires. 1967

Per continuare la lettura e scaricare l’articolo in PDF, procedere qui.

 

 

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