Profezia della Vergine Madre (Isaia 7,14)

Le profezie dell’Antico Testamento riguardo la venuta di Cristo, il Messia, sono varie e di gran portata. Annunziano Gesù in diversi aspetti dei suoi misteri e della sua venuta. Salmi e profeti si ripartono questi annunci, qualche volta in figura, qualche volta anche direttamente con la lettera stessa dei loro testi. Ricordiamo che lo stesso Gesù dirà a più riprese che “le Scritture le rendono testimonianza”. In particolare, risuonano con più chiarezza le parole che rivolge agli increduli discepoli che trova sulla via di Emaus dopo la sua risurrezione, e la riflessione del evangelista sull’accaduto: (Luce 24, 25-27)  «O stolti e tardi di cuore a credere a quello che hanno detto i profeti!  Non doveva forse il Cristo patire tutto questo ed entrare nella sua gloria?» E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro quanto lo riguardava in tutte le Scritture.

L’Avvento è un tempo più che propizio per meditare su alcune delle profezie che hanno preparato la venuta del Salvatore.

Profezia della vergine madre (Is 7,14)

Profeta Isaia (affresco di Raffaele Sanzio in chiesa Sant'Agostino di Roma)

Profeta Isaia (affresco di Raffaele Sanzio in chiesa Sant’Agostino di Roma)

         Isaia va incontro del re Acaz, re di Giuda, chi è in pensiero su cosa fare di fronte alle pressioni per unirsi alla coalizione contro gli Assiri, coalizione composta dal regno di Israele (qui chiamato anche Efraim), la cui capitale era Samaria, ed il regno di Siria (chiamato Aram), la cui capitale era Damasco: il v. 7,1 serve allora di introduzione storica[1]. I due re stranieri volevano allora togliere Acaz del trono e mettere un re più favorevole alla coalizione, e perciò menziona a questo figlio di Tabeèl, di cui non vi sono informazioni, potendo essere stato un alto funzionario del regno del Sud (Giuda), che forse era a favore di unirsi alla coalizione[2].

          Il racconto dice che Dio ordina Isaia di andare incontro Acaz insieme con il suo figlio (del profeta) Seariasùb (Shear -Iasub) [v.3], nome pieno di simbolismo, perché significa “un residuo ritornerà”. La presenza di questo figlio comporta il fatto, in qualche modo, che Dio assicura la sopravvivenza permanente del popolo; ci sarà sempre qualcuno, un residuo, che tornerà al Signore e recupererà ciò che è stato perduto (cfr. 10, 20-22).

       Il messaggio del profeta avverte al re – ed a tutto Giuda – che dovrebbe mettere la sua fiducia in Dio, credere nella sua parola, e non cercare di rifugiarsi in una alleanza politica, sia con i siriani e con Efraim, o con l’Assiria. Si conclude bruscamente con la minaccia rivolta ad Acaz ed ai suoi sostenitori, che se non riescono ad ascoltare, la loro caduta seguirà presto (vv. 7-9).[3]

            Anche se il re non ascolterà il Signore, e farà alleanza con Assiria, il Signore gli offre comunque un segno indicante che non ha motivo di temere le minacce fatte dai re di Israele e di Siria: Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome Emmanuele (7,14). Nel giro di pochi anni, prima che il bambino raggiunga l’età della ragione, i due regni che Acaz teme ora verranno prostrati, e Giuda godrà di prosperità ancora maggiore di quella precedente alla minaccia assira.

  1. Profezia dell’Emanuele, ‘almah nell’AT.

             La parola ebraica ‘almah, con l’articolo, significa “la vergine”. La sua etimologia non è certa ed è la forma femminile di elem: “un giovane, un adolescente”. L’uso della parola Almah fa riferimento ad una donna che è giovane e vergine (Gen 24,43; Es 2,8; Cant 1,3; 6,8; Sal 67,26; Prov 30,19). In Gen 24 troviamo la storia di Rebecca. Lei viene chiamata betulah nel v.16, dove si afferma espressamente che ‘non aveva conosciuto uomo’. Una seconda volta, (v.43) e raccontando lo stesso fatto, ma viene chiamata ‘almah senza fare dei chiarimenti. In tutte e due occasioni prima di diventare la moglie di Isacco. Entrambi i termini esprimono la verginità, l’unica differenza è nell’età della vergine. Almah significa una ragazza che, a causa della sua età, la verginità è presupposta.[4] In Es 2,8, la sorella di Mosè viene pure chiamata ‘almah. In Cant 1,3; 6,8 le ragazze sono chiamate ‘alamot (plurale di ‘almah) per distinguerle dalle donne coniugate. In Sal 67,26 le ragazze (alamot) suonano il tamburello (cfr. anche Ger 31,4; Gdc 11,3-4). In Prv 30,19 l’autore elenca le cose meravigliose e misteriose. In tutti questi casi si suppone la verginità. In conclusione, almah indica una giovane donna che è vergine. La Bibbia greca (LXX) traduce almah con la parola greca parthénos (παρθένος), e questa parola significa “vergine” in senso assoluto. Le versioni greche di Aquila, Simmaco e Theodosion utilizzano neanis (νεᾶνις), parola greca, una giovane donna che, pur non esprimendo direttamente il concetto di “vergine”, non esclude necessariamente il significato. Il siriaco, nella versione ‘Peshita’, traduce come betulto, che corrisponde al betulah ebraico, che pure significa vergine, ma senza riferimento all’età.

Concepirà e partorirà un figlio: è nel futuro, ma entrambe le azioni sono nella mente del profeta come se fossero dette nel presente.

E lo chiamerà Immanu-el: Alcune traduzioni sono: “e il suo nome sarà”, ma ‘lo chiamerà’ deve essere preferita qui come versione. In molti casi si trattava di una donna che ha dato il nome al bambino, per esempio: Eva, le mogli di Giacobbe, la madre di Sansone, Anna, ecc., contrariamente a quanto era abitudine. Il nome Immanu-el è simbolico e significa “Dio è con noi”; significa cioè, la protezione divina.
Per alcuni interpreti, ‘almah sarebbe indicare in generale ogni donna, che avendo avuto il suo bambino in un breve lasso di tempo dalla profezia, avrebbe chiamato il suo bambino Immanu-el. Di fatto, abbiamo detto che il nome significa la protezione di Dio, cioè, la salvezza in questo caso particolare (contro i re che minacciano). Ma in realtà la protezione di Dio non è venuta subito, perché si vede che il re Acaz e il popolo di Giuda divennero vassalli di Assiria un breve periodo dopo la profezia – anche se per colpa loro-. Quindi, il segno dato che doveva essere di liberazione si è rivelata una minaccia per il re e il popolo, contrariamente a ciò che realmente significa (“Dio è con noi”). Questo può allora servire per rafforzare l’interpretazione che ‘almah non viene utilizzato collettivamente, vale a dire, non si applica a qualsiasi donna contemporanea del profeta, ma si applica ad una donna in particolare, e nel futuro.

          Il bambino, il figlio, è la parte più significativa del segno. Se la profezia si riferisce al figlio di Acaz, il futuro re Ezechia, questo starebbe ad indicare che la sua nascita sarà un segno di protezione divina, perché vorrà dire che la dinastia continuerà. Ma ci troviamo pure davanti alla difficoltà che la giovane moglie di Acaz è una donna sposata, mentre che ‘almah fa riferimento ad una donna nubile. In ogni caso, invece di ‘almah, ci si aspetterebbe “la signora” o “la regina”, ecc. A causa di questa difficoltà, alcuni hanno pensato che potrebbe ’Immanu-el fare riferimento al figlio di Isaia. Anche se questo potrebbe risolvere qualche problema del punto di vista del segno profetico (il segno di Acaz si sarebbe annoverato in un futuro prossimo), non risponde alla domanda su quale è la connessione tra ’Immanu-el – fosse il caso del figlio di Isaia-, e la situazione attuale del re Acaz. Non esiste alcuna relazione. Per di più, Isaia chiama sua moglie una profetessa, non una vergine. Oltre a questo, il figlio di Isaia avrebbe avuto due nomi: Shear-Iasub (v.3) ed Immanu-el. Allora, il contesto mostra che si parla in primo luogo del figlio di Acaz (futuro re Ezechia), indipendentemente del fatto che lui possa essere figura o typos del Messia futuro.

  1. Senso messianico, contesto, citazione in Mt 1,22ss; Lc 1,31ss.

              Sembra chiaro nel testo che il segno dato al re è propriamente la gravidanza di una donna vergine. Allo stesso tempo, essendo questo il segno e non un altro, costituisce anche una prova di che qualcosa di molto importante è coinvolto. Non sorprende, quindi, che, per sottolinearlo, gli interpreti, in particolare quelli che hanno tradotto il testo in greco nel II secolo a.C. (LXX), abbiano tradotto ‘almah con la parola greca che significa “vergine”: Parthenos. Più tardi, gli evangelisti Matteo (Mt 1,22-23) e San Luca (Lc 1,26-31) indicheranno che la verginità di Maria era proprio il segno di che suo figlio era il Messia, il vero ‘Dio con noi’, che porta la salvezza.

            E’ lecito applicare la profezia come l’applicano gli evangelisti? Inoltre al fatto di essere pure i vangeli rivelazione, possiamo domandarci per il collegamento esatto con Is 7,14. Un importante indizio lo troviamo nel v.16: Prima che il ragazzo sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese, per cui tu tremi a causa dei suoi due re, sarà abbandonato. O fa riferimento al fatto che i due re hanno subito abbandonato l’assedio a Giuda – poco tempo dopo- o bene, al massimo, sta dicendo che sarà abbandonato il territorio di questi due re. Infatti, se la profezia la stabiliamo più o meno nel 734-3, nel 732 sarà caduta Aram (Damasco) e nel 721 è caduta Samaria. Se il bambino è il figlio del re Acaz (Ezechia), questo non aveva compiuto ancora dodici anni quando il secondo regno è caduto sotto gli assiri. Questo potrebbe essere una prova – al di là delle sfumature viste con il termine ‘almah, che, in senso letterale diretto, la profezia si compie sulla giovane sposa di Acaz e su Ezechia. Altri versetti di Isaia mostrano l’Emanuele come il re di Giuda (Is 8,8)[5].

         Indizi comunque, quali il significato rigoroso di ‘almah come ‘vergine’ ed altri applicazioni messianiche del Emanuele nello stesso Isaia (cfr. 9,5)[6], ci portano a pensare che esiste un senso letterale più profondo (sensus plenior), nella stessa linea del senso letterale e pertanto, non equivoco, che applica la profezia a Maria (la Vergine) ed a Gesù (l’Emanuele). Questo viene corroborato dal Nuovo Testamento, specialmente dal modo in cui gli evangelisti citano questa profezia. Questo non è un ostacolo perché si dia pure un senso tipico o figurato, dall’AT verso il NT,* dove la giovane sposa di Acaz sia figura della Vergine Maria e Ezechia figura di Gesù. Si potrebbe pensare, soprattutto in base a che ‘almah propriamente è una vergine e non una giovane sposata, e che ‘Dio con noi’ si realizza veramente in Gesù e non in un re terreno, che anche in senso letterale diretto la profezia faccia riferimento a Gesù ed a Maria. Quest’ultima è la Vergine e Madre, ed il suo Figlio non è un segno ma la vera presenza di Dio con noi.

* Senso tipico o figurato significa che la realtà delle cose raccontate nel AT (in questo caso la giovane sposa del re Acaz e il suo figlio per nascere) sono figura di altre realtà del NT (in questo caso, Maria e Gesù)

  1. Senso teologico del Emanuele

     Il termine “Emmanuele” è un’indicazione profetica della rivelazione che la nascita del bambino implica, proprio come i nomi dei figli di Isaia contengono anche una rivelazione: Shear-Iasub, che significa “un residuo ritornerà” (7,3), e Maher-Shalal-hash-baz, che significa “leggero il bottino, veloce la preda” (cfr. 8,1-3). Nel Nuovo Testamento, il nome esprime il lieto annuncio che Gesù è veramente “Dio con noi”. Mt 1,22 osserva che il Profeta aveva già annunciato una simile concezione verginale; tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che il Signore aveva detto per mezzo del profeta. Matteo ritiene di essere una profezia messianica, che pre-annuncia un punto particolare della vita di Gesù. La tradizione cristiana e il Magistero della Chiesa hanno sempre considerato anche di essere messianica la profezia[7]. La Riforma protestante l’aveva pure considerato messianica fino al momento in cui razionalisti l’avevano iniziato a negare.

      L’analisi del testo e del contesto indicano, inoltre, che la profezia è messianica. I versetti 8,8 e 9,5 indicano che il sovrano di Giuda è Immanuel, e 8,10 sembra indicare che Dio salverà il suo popolo e che questa è una delle prerogative messianiche. In Is 8,23 e 9,6 si parla di un bambino che è nato, senza dubbio si parla di Immanu-el che è qui presentato con i nomi e le qualità che non sono propri per il figlio di un profeta o per il figlio di un re[8]. Ci sono alcuni interpreti che dicono che alcune di queste qualità vengono applicate, in certi passaggi, a degli uomini semplici, ma va detto che tutti questi nomi insieme difficilmente possono essere pensati come se applicati ad un solo uomo semplice, anche quando questo uomo fosse lo stesso re Davide.

[1] 7,1: Accadde ai tempi di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda, che Rezìn, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelia, re di Israele, ascesero a Gerusalemme per attaccarla, ma non la poterono espugnare.

[2] 7,6: «Andiamo contro la Giudea, dividiamola in parti, impadroniamocene con forza e facciamo regnare in mezzo ad essa un re, il figlio di Tabeèl”».

[3] 7, 7-9: Così parla il Signore, Dio: «Ciò non avverrà, non sarà. Poiché la capitale di Aram è Damasco e il capo di Damasco è Rezìn; la capitale di Efraim è Samaria e il capo di Samaria è il figlio di Romelia: ancora sessantacinque anni ed Efraim cesserà di essere un popolo. Se non credete, non sussisterete». Il testo ebraico legge invece: ancora cinque o sei anni.

[4] Almeno ‘di iure’ come sostiene il padre M.- J. Lagrange. Soltanto finisce di essere chiamata così quando perde la verginità, tranne che fosse un caso infamante. Ma un caso infamante non quadra con il contesto di ‘segno’ di Is 7,14. Allora, almah in questo versetto vuol dire una vergine che partorirà, come un ‘segno’ speciale. Cfr. Ceuppens, Isaiae prophetiarum, Roma 1931, p. 88. Betulah non esprime l’età (Ceuppens, De prophetiis messianicis, Roma 1935, p. 196).

[5] Is 8,8: Inonderà la Giudea, la sommergerà travalicandola fino a raggiungere il collo, e le sue ali saranno spiegate su tutta l’ampiezza del tuo paese, o Emanuele! Sembra che il riferimento sia al potere di Assiria, e allora queste parole non si possono dirigere al Messia direttamente, ma al futuro re Ezechia.

[6] «Meraviglioso consigliere, Dio potente, Padre perpetuo, Principe della pace».

[7] Troviamo l’omelia di San Gregorio di Nyssa, In Diem Natalem Christi; e la Lumen Gentium, 55. Breve “Divina” di Pio VI (20/9/1779) [EB 74].

[8] Is 9, 5-6: Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato donato; nelle sue spalle riposa l’impero; e lo si chiama per nome: «Meraviglioso consigliere, Dio potente, Padre perpetuo, Principe della pace», per accrescere la potenza e per una pace senza fine, sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo e rafforzarlo mediante il diritto e la giustizia da ora fino in eterno.

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